Seasteading

András Gyõrfi, "The Swimming City"

Seasteading, è un composto aplologico di "Sea" (mare in inglese) e "homesteading" (reclamare una proprietà per viverci in maniera autosufficiente)[1], che esprime il concetto di creazione di abitazioni permanenti in mare, chiamate seasteads, al di fuori dei territori rivendicati dai governi delle nazioni esistenti. Due autori hanno iniziato ad usare questi termini in modo indipendente: Ken Neumeyer nel suo libro Sailing on the Farm (1981) e Wayne Gramlich nel suo articolo "Seasteading - Homesteading in alto mare" (1998).

La maggior parte delle seasteads proposte finora sono navi da crociera modificate. Altre strutture prese in considerazione sono le piattaforme petrolifere, piattaforme anti-aeree dismesse, e isole artificiali.[2]

Nessuno è ancora riuscito a far riconoscere come nazione sovrana il suo seasted. Nel passato alcune micronazioni sono state conquistate con la forza (Repubblica di Minerva) ed altre distrutte (vedi Isola delle Rose) dalle nazioni vicine.

Ad oggi il seasted più vicino al riconoscimento è forse il Principato di Sealand, una controversa micronazione formata su un forte antiaereo abbandonato vicino Suffolk, Inghilterra.

  1. ^ Sito Homestead.org
  2. ^ Katherine Mangu-Ward, Homesteading on the High Seas: Floating Burning Man, "jurisdictional arbitrage," and other adventures in anarchism, su reason.com, Reason Magazine, 28 aprile 2008. URL consultato il 28 febbraio 2009 (archiviato dall'url originale l'11 marzo 2009).

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