Abbazia di Glastonbury

Abbazia di Glastonbury
Glastonbury Abbey
StatoBandiera del Regno Unito Regno Unito
Regione/area/distrettoInghilterra
LocalitàGlastonbury
IndirizzoMagdalene St, Glastonbury BA6 9EH
Coordinate51°08′48.14″N 2°42′54.02″W
Religionecattolica
Ordineordine di San Benedetto
Consacrazione1213
Stile architettonicoromanico e gotico
Inizio costruzione712
Demolizione1539
Sito web dell'abbazia.

L'abbazia di Glastonbury (in inglese Glastonbury Abbey) è un complesso monastico medievale, in rovina, situato nella cittadina inglese di Glastonbury (considerata la "culla della cristianità inglese"[1]), nel Somerset (Inghilterra sud-occidentale). Fu fondato nel 712 dal re sassone Ine del Wessex, poi ricostruito dai Benedettini dopo un incendio (1184) tra il XIII e l'inizio del XV secolo.[1][2][3][4]

Nel luogo sono sepolti vari re sassoni[5], si pensa ci siano anche i resti di re Artù e della moglie Ginevra, i quali avrebbero vissuto qui. Infatti, negli ultimi anni di vita, si dice che re Artù dormisse sotto i pinnacoli dell'abbazia assieme ai suoi cavalieri[5]), in quella che è considerata la mitica Avalon.[1][2] Si troverebbe sempre qui anche il cenobio dove sarebbero morti san Patrizio e santa Brigida.[2]
Il luogo è inoltre legato al famoso "biancospino di Glastonbury", che fiorisce sia a maggio che a Natale e che - secondo la leggenda - sarebbe spuntato dal bastone di Giuseppe d'Arimatea (considerato - sempre secondo la leggenda - il fondatore dell'abbazia[4]), giunto qui intorno al 60 d.C. per convertire i Britanni al cristianesimo.[1][2]

L'abbazia, chiusa nel 1539 in seguito alla riforma protestante[1][2], ha rappresentato per anni un'importante meta di pellegrinaggio[1].

  1. ^ a b c d e f AA. VV., Gran Bretagna, Dorling Kindersely, London - Mondadori, Milano, 1996
  2. ^ a b c d e AA. VV., Gran Bretagna, Touring Club Italiano, Milano, 2003
  3. ^ Glastonbury Abbey - Sito ufficiale - History & Archeology (archiviato dall'url originale l'11 luglio 2011).
  4. ^ a b Glastonbury Abbey - Sito ufficiale - Chronology.
  5. ^ a b Somerville, Christopher, Le Guide Traveler di National Geographic - Gran Bretagna, National Geographic Society, New York - White Star, Vercelli, 2005, p. 150

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