Adolf Galland

Adolf Joseph Ferdinand Galland
NascitaWesterholt, 19 marzo 1912
MorteRemagen, 9 febbraio 1996
Cause della mortemorte naturale
Dati militari
Paese servitoBandiera della Germania Repubblica di Weimar
(1932)
Bandiera della Germania Germania nazista
(1933-1945)
Bandiera dell'Argentina Argentina
(1947-1955)
Forza armata Reichswehr
Luftwaffe
Forza aerea argentina
Specialitàpilota di caccia
Unità Legione Condor
JG-26
JG-27
JG-54
JV-44
Anni di servizio1933 - 1945
GradoGeneralleutnant
Guerreguerra civile spagnola
seconda guerra mondiale
Battagliecampagna di Francia
battaglia d'Inghilterra
operazione Barbarossa
Fonti citate nel corpo del testo
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Adolf Joseph Ferdinand Galland (Westerholt, 19 marzo 1912Remagen, 9 febbraio 1996) è stato un generale e aviatore tedesco. Gli vennero accreditate 104 vittorie aeree conseguite contro gli Alleati occidentali, con i reparti JG 27 e JG 26.[1] Venne nominato generale della Luftwaffe, grado che mantenne dal dicembre del 1941 al dicembre del 1944.

Galland divenne celebre durante la seconda guerra mondiale, che lo consacrò come uno dei maggiori "assi" dell'aviazione. In seguito ad alcuni contrasti con Hermann Göring, venne rimosso dagli incarichi operativi e fu ostracizzato dai principali gerarchi nazisti. La situazione cambiò il 10 gennaio del 1945, allorché Galland divenne comandante dello Jagdverband 44 con aerei a reazione (Messerschmitt Me 262).

Catturato dalle forze armate statunitensi il 14 maggio del 1945, venne imprigionato e rimase in carcere fino al 1947. Successivamente lavorò nel settore tattico della Royal Air Force e dal 1948 al 1955, così come molti altri gerarchi tedeschi, si trasferì in Argentina dove divenne assistente della crescente industria bellica di quella nazione. Nonostante i suoi trascorsi, Galland ricevette numerosi attestati di stima ed amicizia da suoi ex avversari quali Robert Stanford Tuck, Johnnie Johnson[2] e Douglas Bader, il pilota della R.A.F. senza gambe, per il quale, prigioniero in Germania durante la guerra, aveva organizzato una tregua per fargli paracadutare da un bombardiere inglese le protesi che aveva perso.[2]

  1. ^ Shores 1983, p. 127.
  2. ^ a b Galland, Adolf (2005), The First and the Last: Germany's Fighter Force in WWII, Fortunes of War, South Miami, FL: Cerberus, ISBN 1-84145-020-0.

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