Affare Nazino

Mappa dell'area circostante Nazino.

L'affare Nazino è un esperimento sociale di sopravvivenza effettuato dalle autorità sovietiche nel 1933 presso l'isola di Nazino (una striscia di terra situata presso la confluenza tra l'Ob' e la Nazina), a circa 800 km a nord di Tomsk, nel distretto Aleksandrovskij dell'oblast' di Tomsk e coinvolgente all'incirca tredicimila persone[1] o secondo altre fonti seimila, delle quali quattromila perirono nell'estate del 1933 per la fame o per il cannibalismo dei conviventi[2][3]. Ai fini del progetto vennero deportati diverse migliaia di soggetti rientranti in una categoria definita da "elementi declassati e socialmente nocivi" da parte delle autorità competenti. I soggetti vennero deportati in lande desolate della Siberia, come Nazino, allo scopo di verificarne l'attendibilità nei rapporti sociali, e al contempo realizzare colonie di popolamento[1].

Un rapporto dell'esperimento fu relazionato ed inviato da Vasilij Arsen'evič Veličko a Iosif Stalin, per poi essere distribuito ai membri del Politburo da Lazar' Kaganovič. In seguito, fu messo sotto chiave e custodito negli archivi di Novosibirsk[4]. Secondo quanto elencato, alla fine del maggio 1933 nell'isola erano presenti 6.114 soggetti provenienti per lo più da Mosca e Leningrado e trasportati nella regione con la linea ferroviaria per Tomsk e infine nell'isola attraverso una chiatta fluviale. Durante il trasporto su fiume, 27 persone morirono e altre 295 decedettero a causa delle estreme condizioni meteorologiche (neve e vento forte) che pervasero l'isola la notte dell'arrivo. A peggiorare ulteriormente la situazione, nei quattro giorni successivi allo sbarco non vi fu alcuna distribuzione di viveri[5].

Negli anni seguenti, Nazino divenne nota nell'URSS come l'isola dei cannibali o Ostrov ljudoedov, a causa degli episodi di cannibalismo avvenuti tra i deportati nell'isola, in assenza di cibo, viveri e mezzi di sussistenza, lasciati soli dalle autorità dal giorno stesso dello sbarco.

La vicenda e le fasi dell'intera operazione vennero rese note all'opinione pubblica internazionale dopo la dissoluzione del regime sovietico e l'apertura degli archivi governativi degli anni '90. Il materiale storico reperito da studiosi e storici fu in seguito usato per raccontare e capire meglio l'esperimento e i suoi effetti. Nicolas Werth usò i documenti per scrivere L'isola dei cannibali, un libro-inchiesta incentrato sia sull'affare Nazino che su altri simili esperimenti attuati dal governo sovietico nel corso degli anni. Una volta alla ribalta, oltre che causare sconcerto, riportò all'attenzione della storiografia la questione comunismo e cannibalismo.

  1. ^ a b Nicolas Werth, L'isola dei cannibali. Siberia, 1933: una storia di orrore all'interno dell'arcipelago gulag. Milano, Corbaccio, 2007, pp. 189.
  2. ^ Werth, 2007, pp. xviii, 181.
  3. ^ Mark Franchetti, The cannibal hell of Stalin’s prison island, in The Sunday Times, 8 aprile 2007. URL consultato il 29 settembre 2009.
  4. ^ Khlevniuk, 2004, pp. 64-67.
  5. ^ Courtois, 1999, pp. 154-155.

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