Antonio Bodrero

(OCC)

«Ahi, mio grinouzo trullo; ohi, mio grinouzo a fam;
luno quë l'auro cuno, me tu sis na poulënto
së lou fraise d'amoun, bioundo, rioundo, 'squëlënto.
I muer dë sousquiam; 'scoouto, luno, miou bram;
'valo 'prée d'ihi, runo.
Oouro, mio grinour bruno,
oouro as poulënto e luno.
Sìes tu, Lilis, Prouvënso, la grinour ësquëlënto?»

(IT)

«Ahi, la mia diletta geme; ohi la mia diletta ha fame;
luna che il vento culla, ma tu sei una polenta
sul frassino lassù, bionda, rotonda, limpida.
Muore di brividi; ascolta, luna, il mio grido;
scendi presso di lei, frana.
Ora, mia diletta bruna,
ora hai polenta e luna
Sei tu, Lilis, Provenza, l'amore limpido?»

Antonio Bodrero

Antonio Bodrero, in occitano e piemontese Barba Tòni Bodrìe (Frassino, 1º novembre 1921Cuneo, 14 novembre 1999), è stato un poeta e politico italiano.

È considerato dalla critica uno dei più grandi poeti della letteratura piemontese e occitanica del novecento.

Dedicò la sua vita alla poesia in lingua piemontese e occitana, sue lingue madri, nonché alla loro valorizzazione e tutela. Per il piemontese, come descrisse lo stesso autore, asseriva di provare un sentimento di "amore-odio"; amore in quanto sua lingua madre e lingua nativa della pianura piemontese, odio a causa della sua espansione montana a danni dell'occitano, come «un moribondo che uccide un altro moribondo». I suoi sentimenti positivi, tuttavia, prevalsero, e risultarono in un suo enorme contributo alla letteratura piemontese, con circa settecento scritti tra poesia e prosa, di cui circa seicento in piemontese. Scrisse anche in italiano, ligure, friulano, ladino, milanese e romagnolo.

Aderì a diversi movimenti politici di matrice occitanista, piemontesista o separatista, e ricoprì diverse cariche pubbliche nella sua Frassino, a Melle, e a Torino.


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