Arte ambientale

La locuzione arte ambientale viene utilizzata per descrivere genericamente il processo artistico o l'opera d'arte in cui l'artista si confronta attivamente con l'ambiente. Questo ambiente, oltre alla sua dimensione ecologica e naturale, può essere inteso quindi anche come contesto formale, politico, storico e sociale.

Hal Foster, critico d'arte statunitense contemporaneo, definisce le opere di arte ambientale come «progetti di sculture site-specific che utilizzano materiale tratto dall'ambiente al fine di creare nuove forme o per re-indirizzare le nostre percezioni del contesto; programmi che importano oggetti nuovi, innaturali in uno scenario naturale a scopi simili; attività individuali sul paesaggio in cui il fattore tempo svolge un ruolo determinante; interventi collaborativi e socialmente consapevoli». Questa citazione mostra come la locuzione «arte ambientale» si riferisca a processi e risultati artistici anche molto diversi tra loro, alla cui base vi è però il superamento della concezione di autonomia dell'opera d'arte rispetto al contesto in cui viene collocata.

Germano Celant, critico d'arte italiano, afferma inoltre che tra l'opera e il contesto vi sia uno scambio reciproco: «l'arte crea uno spazio ambientale, nella stessa misura in cui l'ambiente crea l'arte»[1].

Nonostante l'iniziale volontà dell'arte ambientale di combattere il “sistema dell'arte”, eliminando l'oggetto artistico in sé e, più in generale, la mercificazione dell'opera d'arte, diventò indispensabile esporre i lavori nelle gallerie e nei musei per il riconoscimento del loro status di opere d'arte e per riuscire a raccogliere i capitali finanziari necessari alla loro realizzazione. Questa necessità portò numerosi artisti a concepire l'opera ai fini della sua riproduzione fotografica e filmica, come nei casi di Richard Long e Robert Smithson, le quali hanno ora sia un valore documentario, sia un valore di mercato.

  1. ^ G. Celant, Ambiente/Arte, dal futurismo alla body art, Edizioni della Biennale di Venezia, Electa, Milano-Venezia 1976, p. 5.

From Wikipedia, the free encyclopedia · View on Wikipedia

Developed by Tubidy