Bernardo Strozzi

Bernardo Strozzi
La cuoca, ca. 1625
Galleria di Palazzo Rosso, Genova

Bernardo Strozzi, detto il Cappuccino o il Prete genovese (Rossiglione, 1581Venezia, 2 agosto 1644), è stato un pittore e religioso italiano del Seicento.[1] È considerato uno dei più importanti e prolifici esponenti della pittura barocca italiana.

L'attività del ligure Bernardo Strozzi si inserisce pienamente nella straordinaria vicenda della «pittura genovese nel secolo barocco. (...) In assenza di una grande tradizione locale legata al movimento rinascimentale, (...) il fiorire delle arti figurative si legò» al formidabile sviluppo del collezionismo. La ricchissima oligarchia bancaria genovese andava trasformando palazzi e chiese quali contenitori di preziose opere d'arte. Tra i collezionisti determinanti per l'azione dello Strozzi e in generale per la giovane scuola genovese sono da ricordare Marcantonio Giovanni Doria.[2]

La sua opera si è ispirata inizialmente alla scuola pittorica toscana per risentire, successivamente, delle influenze di artisti lombardi e fiamminghi, sia pure restituite in una matrice comune reinterpretata con personale visione. La sua cifra stilistica è stata caratterizzata inizialmente dall'uso di colori intensi tesi a costituire un elemento strutturale ben definito rispetto alla rappresentazione pittorica.[3]

In La verità pittoresca di Giovanni Battista Volpato, del 1685, viene evidenziata la sua abilità nell'àmbito del cosiddetto pittoresco, assimilabile a quella di artisti come Palma il Giovane e Francesco Maffei.

Nella sua carriera Strozzi operò anche a Venezia - città nella quale morì - e sulla laguna seppe raccogliere le nuove influenze artistiche, derivate prevalentemente dall'opera di Paolo Veronese, in grado di meglio focalizzare l'aspetto di pura scenografia dei lavori che andava realizzando.

Compianto sul Cristo morto
Accademia ligustica, Genova
  1. ^ La data di nascita non è certa e viene generalmente indicata fra il 1581 e il 1582.
  2. ^ Camillo Manzitti, Bernardo Strozzi, Umberto Allemandi & C. Torino Londra Venezia New York, Torino 2013, pp. 8 - 11
  3. ^ Fonte: Palazzoducale.it Archiviato il 15 maggio 2006 in Internet Archive..

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