Bovillae

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Bovillae
Frattocchie, fraz. Marino
Valle del Parco, località della frazione di Due Santi, Marino, nell'area individuata come possibile sito archeologico di Bovillae.
Localizzazione
StatoBandiera dell'Italia Italia
Amministrazione
EnteComune di Marino
Sito webwww.comune.marino.rm.it/
Mappa di localizzazione
Map
(LA)

«...Accedo Bovillas
clivumque ad Virbi praesto est mihi Manius heres!»

(IT)

«Vo’ alle Boville,
se mi secchi, e all’Ariccia,
e scrivo erede Manio!»

Bovillae (anche nota con le denominazioni corrotte di Bobellae, Rovillae, Buella, Boile, Boville) è un'antica città latina e poi romana che sorgeva a sud di Roma, ed oggi è convenzionalmente identificata con la frazione di Frattocchie del comune di Marino, nella città metropolitana di Roma Capitale, nell'area dei Castelli Romani.

Bovillae era la prima località abitata provenendo da Roma lungo la via Appia: gran parte della sua importanza nel corso dei secoli le fu data da questa posizione importante su una delle strade più trafficate dell'Impero romano. Dopo la distruzione della capitale latina di Alba Longa all'epoca di Tullo Ostilio, ubicata poco lontano dalla città, è attestato che gli albani longani si trasferirono a Bovillae portandovi le istituzioni religiose più importanti dei Latini, che qui sopravvissero durante il primo periodo della dominazione romana. La città, divenuta una delle più fiorenti dell'Agro Romano, venne saccheggiata dai Volsci nel 490 a.C. e iniziò così la sua decadenza: grazie all'onore attribuitole di aver dato origine alla Gens Iulia, attorno al 17 l'imperatore Tiberio istituì a Bovillae il collegio sacerdotale dei Sodales Augustales ("Sacerdoti di Augusto")[1] e i Ludi Augustales, solenni giochi in onore di Augusto. Dopo la caduta dell'Impero romano d'Occidente, per secoli il nome della città cadde nell'oblio fino ai primi scavi archeologici eseguiti dall'archeologo Giuseppe Tambroni tra il 1823 ed il 1825, che riportarono alla luce i ruderi del circo, considerato uno dei più grandi di Roma.

  1. ^ Publio Cornelio Tacito, Storie, 2, 95

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