Bucoliche

Bucoliche
Una pagina delle Bucoliche
AutorePublio Virgilio Marone
1ª ed. originale39 a.C. circa
Editio princepsRoma, 1469
(Sweynheym e Pannartz)
Genereraccolta di egloghe
Lingua originalelatino
(LA)

«Tityre, tu patulae recubans sub tegmine fagi
silvestrem tenui Musam meditaris avena;
nos patriae finis et dulcia linquimus arva,
nos patriam fugimus; …»

(IT)

«Titiro, tu chinato sotto l'ampia copertura d'un faggio,
vai componendo un canto silvestre sull'esile flauto;
noi lasciamo le sponde della patria e i dolci campi,
noi lasciamo la patria; …»

Le Bucoliche sono un'opera del poeta latino Publio Virgilio Marone, iniziata nel 42 a.C. e divulgata intorno al 39 a.C. È costituita da una raccolta di dieci ecloghe in esametri con trattazione e intonazione della vita pastorale; i componimenti hanno una lunghezza che varia dai 63 ai 111 versi, per un totale di 829 esametri. Questa scelta colloca quindi l'opera nel solco neoterico-callimacheo, di ispirazione alessandrina e più precisamente nel filone teocriteo.

“Bucoliche” deriva dal greco Βουκολικά (da βουκόλος = pastore, mandriano, bovaro); le dieci ecloghe che la compongono sono così chiamate da ἐκλογαί, egloghe, ovvero "poesie scelte". Esse furono il primo frutto della poesia di Virgilio, ma, nello stesso tempo, possono essere considerate la trasformazione in linguaggio poetico dei precetti di vita appresi dalla scuola epicurea di Napoli.


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