Buddismo giapponese

Il Buddha Amida (阿彌陀) di Kamakura (1252). Le mani sono nel "gesto della meditazione" (dhyānamudrā, giapp. 禪定印 zenjō-in) tipica del Buddha Amida giapponese, ovvero con le punte degli indici che toccano i pollici, gesto denominato 弥陀の定印 mida no jō-in, mentre le gambe sono incrociate nella "posizione del loto" (padmāsana, giapp. 結跏趺坐 kekkafu za). In cima al capo emerge la uṣṇīṣa (giapp. 頂相 chinzō) mentre in mezzo agli occhi è posta la ūrṇā (giapp. 白毫 byakugō), questi ultimi due appartengono ai Trentadue segni maggiori di un Buddha (giapp. 三十二相 sanjūni sō). Le grandi orecchie indicano la "grande rinuncia" in ricordo della sua vita da re quando indossava pesanti orecchini ricoperti di pietre preziose.

Il buddismo giapponese merita particolare attenzione nella storia della religione buddista poiché costituito in buona parte dalla continuazione o dall'evoluzione delle antiche scuole del buddismo cinese, alcune oggi estinte nel paese d'origine, introdotte nell'arcipelago nipponico in epoche diverse.

Inoltre, l'introduzione della scrittura e della cultura cinese, che sono all'origine della Storia del Giappone propriamente detta (VI secolo) fu veicolata anche da rapporti di carattere religioso e i monaci buddisti rimarranno per lungo tempo i tramiti e gli interpreti più importanti della cultura continentale in Giappone.

Per questo motivo la storia del buddismo giapponese è praticamente inscindibile dalla storia stessa del paese, la cui cultura ha influenzato profondamente e su più livelli. Queste scuole si sono inoltre diffuse nel resto del mondo (cfr. buddismo in Occidente), in particolare il buddismo zen e il buddismo Nichiren rappresentano due delle scuole buddiste più diffuse fuori dall'Asia assieme al buddismo tibetano e al buddismo Theravada.


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