La caffeicoltura a Cuba è cresciuta e si è sviluppata sin dalla metà del XVIII secolo. Si vide un aumento massivo delle piantagioni grazie all'opera degli agricoltori francesi profughi a seguito della rivoluzione haitiana; le fattorie si estesero dalle pianure occidentali alle vicine catene montuose[1]. La produzione nella parte orientale dell'isola si accrebbe notevolmente durante il XIX secolo e all'inizio del XX.
Al momento della sua massima raccolta, verso la metà del 1950 si esportarono annualmente più di 20.000 tonnellate di chicchi di caffè. A seguito la rivoluzione cubana, con la successiva nazionalizzazione dell'industria caffeicola, la produzione cominciò lentamente ma inesorabilmente a declinare fino a quando non raggiunse il suo minimo storico nel corso della Grande recessione. Dopo aver costituito una parte consistente dell'intero export nazionale, viene a rappresentare un ruolo marginale del commercio estero cubano.
Nel XXI secolo il 92% della produzione viene coltivata nella zona montuosa della Sierra Mestra. Tutto il caffè cubano vine venduto da "Cubaexport", che paga prezzi regolamentati ai coltivatori e ai lavoratori del caffè.