Canakinumab | |
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Caratteristiche generali | |
Massa molecolare (u) | 145.2 kDa |
Numero CAS | |
Codice ATC | L04 |
DrugBank | DBDB06168 |
Dati farmacologici | |
Modalità di somministrazione | Intravenosa e sottocutanea |
Indicazioni di sicurezza | |
Il Canakinumab (nome commerciale Ilaris) è un anticorpo monoclonale di tipo umano sviluppato dalla Novartis, che è stato studiato per il trattamento di patologie quali artrite reumatoide, artrite idiopatica giovanile sistemica,[1][2] BPCO,[3] diabete tipo 1 e 2, e alcune malattie oculari. L'uso è approvato dall'EMEA e dalla FDA nelle "sindromi periodiche associate alla criopirina" (cryopyrin-associated periodic syndromes) (CAPS).[4] comprese la Sindrome di Muckle-Wells (MWS), Malattia infiammatoria multisistemica ad esordio neonatale (NOMID) / sindrome cronica infantile neurologica, cutanea, articolare (CINCA), Gravi forme di sindrome familiare autoinfiammatoria da freddo (FCAS) / orticaria familiare da freddo (FCU) un gruppo di malattie autoinfiammatorie genetiche e potenzialmente letali. Inoltre, Ilaris è indicato per il trattamento della Sindrome periodica associata al recettore del fattore di necrosi tumorale (TRAPS) , Sindrome da iperimmunoglobulinemia D (HIDS)/deficit di mevalonato chinasi (MKD) (8)
Il farmaco è un anticorpo monoclonale specifico anti IL1β (Interleuchina-1beta) ed agisce bloccandone l'attività biologica.[4]
Uno studio pubblicato su Reumatology dell'aprile 2011 indica un'efficacia superiore al triamcinolone acetonide nel trattamento di forme acute di gotta.[5]
Il Canakinumab è il primo farmaco ad essere approvato, nel settembre 2011, in Giappone per il trattamento delle sindromi periodiche associate alla criopirina (CAPS).[6]
Nelle 2017 è stato pubblicato uno studio in cui il Canakinumab è stato impiegato per ridurre il rischio di un secondo evento cardiovascolare, evenienza che si presenta in circa un quarto dei pazienti entro cinque anni. Dallo studio è risultato che una iniezione trimestrale del farmaco, associata al trattamento con le statine, è in grado di ridurre del 15% il rischio di eventi cardiovascolari (attacchi di cuore fatali e non, e ictus) nonché una diminuzione del 30% della necessità di eventi chirurgici cardiovascolari (come quello per il bypass). Si è inoltre inaspettatamente dimostrato in grado di diminuire la mortalità per tumore, diminuendo del 75% la probabilità di morte per tumore al polmone e dimezzando la mortalità per tutti gli altri tipi di tumore. Tuttavia ha leggermente incrementato il rischio di morte per infezione[7].