Canis aureus

«Si può chiamarlo più ardito, il più importuno di tutt'i cani.»

Sciacallo dorato[2]
Stato di conservazione
Rischio minimo[3]
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumChordata
ClasseMammalia
OrdineCarnivora
FamigliaCanidae
SottofamigliaCaninae
SottotribùCanina
GenereCanis
SpecieC. aureus
Nomenclatura binomiale
Canis aureus
(Linnaeus, 1758)
Areale
Areale attuale dello sciacallo dorato

Lo sciacallo dorato (Canis aureus Linnaeus, 1758) o semplicemente sciacallo è un canide lupino di medie dimensioni diffuso in Europa sud-orientale e centrale, Asia Minore, Medio Oriente e Asia sud-orientale. Viene classificato dalla IUCN tra le specie a rischio minimo, dato che ha un vastissimo areale dove trova cibo e ripari in abbondanza.[3]

È una specie sociale che vive in famiglie nucleari che consistono di coppie accompagnate dai loro cuccioli. Si tratta di un animale molto adattabile, capace di sfruttare numerose fonti di cibo, dai frutti e gli insetti fino ai piccoli ungulati.[4] Sin dal 2005, la MSW[5] ne riconosce 13 sottospecie, ma alcuni studi genetici condotti nel 2015 hanno dimostrato che sei delle supposte sottospecie in Africa, fanno invece parte di una specie a sé stante, il Canis lupaster, riducendo così il numero di sottospecie di sciacallo dorato a sette.[6]

Benché simile a un lupo grigio di taglia ridotta, lo sciacallo dorato è più snello, con un muso più stretto, una coda più corta e un passo più leggero. Il suo mantello invernale differisce da quello del lupo per le sue sfumature più fulve-rossicce.[7] Malgrado il suo nome informale, non è strettamente imparentato con lo sciacallo dalla gualdrappa e con lo sciacallo striato, essendo invece più imparentato con il lupo grigio, il coyote e il caberù.[8] Può produrre ibridi fertili sia con i lupi grigi[9] che con quelli africani.[6]

Lo sciacallo svolge un ruolo importante nel folclore e nella letteratura mediorientale e asiatica, dove viene spesso rappresentato come un ingannatore, analogo della volpe e del coyote nelle fiabe europee e nordamericane.

  1. ^ Alfred Edmund Brehm, La vita degli animali. Descrizione generale del mondo animale, Volume 1, Mammiferi, traduzioni di Gaetano Branca e Stefano Travella, Unione Tipografico-editrice torinese, 1872, p. 460.
  2. ^ (EN) D.E. Wilson e D.M. Reeder, Canis aureus, in Mammal Species of the World. A Taxonomic and Geographic Reference, 3ª ed., Johns Hopkins University Press, 2005, ISBN 0-8018-8221-4.
  3. ^ a b (EN) Sillero-Zubiri, C. & Hoffmann, M. (Canid Red List Authority) 2008, Canis aureus, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  4. ^ Jhala, Y. V. & Moehlman, P. D. 2004. Golden jackal Canis aureus (PDF), su canids.org (archiviato dall'url originale il 12 ottobre 2007).. In Sillero-Zubiri, C., Hoffman, M. & MacDonald, D. W., ed., Canids: Foxes, Wolves, Jackals and Dogs - 2004 Status Survey and Conservation Action Plan, 156-161. IUCN/SSC Canid Specialist Group, ISBN 2-8317-0786-2
  5. ^ Mammal Species of the World, fonte principale degli zoologi per la nomenclatura delle sottospecie.
  6. ^ a b K.-P. Koepfli, J. Pollinger, R. Godinho, J. Robinson, A. Lea, S. Hendricks, R. M. Schweizer, O. Thalmann, P. Silva, Z. Fan, A. A. Yurchenko, P. Dobrynin, A. Makunin, J. A. Cahill, B. Shapiro, F. Álvares, J. C. Brito, E. Geffen, J. A. Leonard, K. M. Helgen, W. E. Johnson, S. J. O’Brien, B. Van Valkenburgh e R. K. Wayne, Genome-wide Evidence Reveals that African and Eurasian Golden Jackals Are Distinct Species, in Current Biology, vol. 25, 17 agosto 2015, DOI:10.1016/j.cub.2015.06.060. URL consultato il 1º dicembre 2015 (archiviato dall'url originale il 7 novembre 2015).
  7. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore lapini2003
  8. ^ Lindblad-Toh, CM Wade, TS Mikkelsen, EK Karlsson, DB Jaffe, M Kamal, M Clamp, JL Chang e 3rd Kulbokas Ej, Genome sequence, comparative analysis and haplotype structure of the domestic dog (PDF), in Nature, vol. 438, n. 7069, 2005, pp. 803-819, DOI:10.1038/nature04338, PMID 16341006.
  9. ^ Moura, Andre E., Unregulated hunting and genetic recovery from a severe population decline: the cautionary case of Bulgarian wolves, in Conservation Genetics, vol. 14, 2013, DOI:10.1007/s10592-013-0547-y.

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