Carcharhinus melanopterus

Carcharhinus melanopterus
Stato di conservazione
Vulnerabile[1]
Classificazione scientifica
DominioEukaryota
RegnoAnimalia
PhylumChordata
SubphylumVertebrata
InfraphylumGnathostomata
ClasseChondrichthyes
SottoclasseElasmobranchii
InfraclasseSelachii
SuperordineGaleomorphi
OrdineCarcharhiniformes
FamigliaCarcharhinidae
GenereCarcharhinus
SpecieC. melanopterus
Nomenclatura binomiale
Carcharhinus melanopterus
Quoy & Gaimard, 1824
Sinonimi

Carcharhinus melanoptures (Quoy & Gaimard, 1824)
(errore ortografico)

Carcharias elegans (Ehrenberg, 1871)
Carcharias marianensis (Engelhardt, 1912)
Carcharias melanopterus (Quoy & Gaimard, 1824)
Carcharias playfairii (Günther, 1870)
Carcharinus melanoptera (Quoy & Gaimard, 1824)
(errore ortografico)

Carcharinus melanopterus (Quoy & Gaimard, 1824)
(errore ortografico)

Hypoprion playfairi (Günther, 1870)
Squalus carcharias minor (Forsskål, 1775)

Nomi comuni

Squalo pinna nera del reef
Squalo pinna nera di barriera
Squalo di scogliera a punte nere

Areale

Lo squalo pinna nera del reef (Carcharhinus melanopterus Quoy & Gaimard, 1824) è una specie di squalo che appartiene al genere Carcharhinus ed alla famiglia Carcharhinidae. Viene spesso confuso con lo squalo orlato (Carcharhinus limbatus).

Questo squalo può essere facilmente identificato per le vistose chiazze nere all'estremità delle pinne (in particolare della prima dorsale e della caudale). Si tratta di una delle specie più diffuse nelle barriere coralline delle zone tropicali degli Oceani Indiano e Pacifico e predilige le acque poco profonde e sotto costa, al punto che la sua prima pinna dorsale emersa dall'acqua è una visione caratteristica delle aree succitate.

La maggior parte di questi animali abita spianate sabbiose o piattaforme coralline, anche se sono stati osservati mentre entravano in acque salmastre e dolci.

In genere raggiungono lunghezze di 1.6 metri.

Il loro territorio è molto ristretto, e ad esso sono piuttosto fedeli, visto che lo cambiano soltanto una volta che sono trascorsi vari anni dall'ultima volta. Sono predatori attivi di piccoli pesci ossei, cefalopodi, crostacei, ma sembra che si nutrano anche di serpenti d'acqua ed uccelli marini.

Le ricerche sulla loro attività riproduttiva e di vita sono varie ed a volte contraddittorie, ed inoltre possono mostrare delle differenze in base alla collocazione geografica. Come gli altri membri della famiglia anche questa specie è vivipara e le femmine partoriscono da 2 a 5 figli in un ciclo che può essere biennale, annuale, o in alcuni casi addirittura semestrale. La gestazione può durare 7-9, o 10-11, o addirittura 16 mesi a seconda della zona. L'accoppiamento è preceduto dall'avvicinarsi del maschio alle spalle della femmina, attirato da speciali segnali chimici. I nuovi nati si possono trovare più a riva rispetto agli adulti, e spesso si radunano in grossi gruppi in aree allagate dall'alta marea.

Schivo e sospettoso[2], questo animale è difficile da osservare e raramente pone un pericolo per l'uomo, a meno che non sia aizzato dalla presenza di cibo. Chi cammina in acque basse comunque potrebbe essere vittima di morsi involontari. La carne di questi squali viene utilizzata assieme alle pinne ed all'olio di fegato, ma essi non sono considerati importanti dal punto di vista commerciale. L'International Union for Conservation of Nature (IUCN) ha stabilito che la specie è vulnerabile a causa della pesca eccessiva, del degrado del suo habitat e del suo basso tasso riproduttivo[1].

  1. ^ a b (EN) Simpfendorfer, C., Yuneni, R.R., Tanay, D., Seyha, L., Haque, A.B., Fahmi, Bin Ali, A., , D., Bineesh, K.K., Gautama, D.A., Maung, A., Sianipar, A., Utzurrum, J.A.T. & Vo, V.Q. 2020, Carcharhinus melanopterus, su IUCN Red List of Threatened Species, Versione 2020.2, IUCN, 2020.
  2. ^ Secondo quanto riportato dagli studi sul campo del dott. Pierclemente Lutzu, raccolti nella pubblicazione dal titolo "P.R.E.S" (Pesci Refrattari E Sospettosi)

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