Casa d'Arte

«Un edificio lirico-funzionale altrettanto geniale quanto piacevole»


La Casa d'Arte è uno storico edificio della Spezia, in via Fossati 8, nel centro storico della città.

L’edificio, che costituisce un importante esempio di architettura futurista, era stato commissionato dall’imprenditore Pietro Salmojraghi all’architetto Manlio Costa nel 1931 per essere adibito stabilmente a galleria per mostre d’arte e ad iniziative di promozioni editoriali e culturali.

Costa applicò le teorie di Sant'Elia, adottando in questo caso, come anche in altri edifici, la soluzione futurista di esaltare il dinamismo delle linee diagonali valendosi dell'abbassamento del punto di vista[1]. In questo caso la Casa d'Arte è collocata in una strada in salita e, nonostante le sue dimensioni contenute, l’edificio, a due piani, si caratterizza per il dinamico gioco delle linee, delle cornici e dei volumi della sua facciata[2].
Nell’interno, al piano terreno, oltre ai locali della direzione, sono un ambiente a galleria ed un salone modulato con una serie di pannelli per aumentarne la superficie espositiva. Al piano superiore sono ambienti per laboratori di artigianato e restauro.

Per questa sede lo scultore Enrico Carmassi aveva progettato una delle sue opere più note, la Donna Elica[3], attestata anche con i titoli Donnelica/ L’idolo della velocità, titolo che poneva la scultura in diretta relazione con L’idolo del cielo, affresco realizzato da Fillia all’ingresso dell’edificio.

La nuova costruzione di Costa riscosse subito grande successo e l’edificio fu più volte censito da Marinetti[4], da Fillia[5] e da Mazzoni.

  1. ^ Analogo effetto è ottenuto nell'edificio di Casa Bertagna a La Spezia
  2. ^ "Primo esempio in questa città di un edificio lirico-funzionale altrettanto geniale quanto piacevole. La dinamica geometrica della facciata di cemento e cristallo dove rifulge un piano prominente d'alluminio fra gli sgargianti colori tipicamente italiani del "Terranova", F.T.Marinetti
  3. ^ La scultura era collocata al termine del corricomano della scalinata nella Casa d'Arte. L'originale del 1933 è andato perduto, ma una sua copia in gesso, di datazione ignota, è conservata a Bolzano presso la Fondazione Socin.
  4. ^ La dinamica geometria di cemento e cristallo della facciata dove rifulge un piano prominente di alluminio fra gli sgargianti colori tipicamente italiani del Terranova, è adatta a preparare lo sguardo alla indubbiamente modernissima Mostra, F.T.Marinetti, La terra dei Vivi, 1933
  5. ^ Tra i vetri ed i metalli, i colori dell’edificio hanno un vasto respiro, un senso di calda poesia mediterranea, un ottimismo novatore che può inquadrarsi soltanto nel meraviglioso paesaggio italiano del Golfo, Fillia, La Terra dei Vivi, 1933

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