In linguistica, il caso è una categoria grammaticale[1] che consiste nella modificazione di un nome a seconda della sua funzione logica (soggetto, complemento diretto, complemento indiretto, ecc.).
In alcune lingue, sia moderne sia antiche, ogni parola assume forme diverse a seconda della funzione svolta nella frase. In italiano, la declinazione secondo il caso è ormai decaduta per quanto riguarda nomi e aggettivi. Tali parole assumono sempre la stessa forma per qualunque funzione assolta nel periodo (soggetto, complemento). Ad esempio, in italiano, la parola cane è sempre la stessa in ogni ambito della frase: il cane azzannò la pecora, ho dato da mangiare al cane, la cuccia del cane ecc. D'altra parte, i pronomi personali (Io, tu, egli, ella, essi) assumono una forma diversa a seconda del ruolo svolto: io mangio, ma il coccodrillo mangia me: essi, infatti, sono l'ultimo retaggio delle declinazioni latine.
La funzione logica dei casi può essere svolta anche da una preposizione, come ad esempio accade in italiano, o da una posposizione, come accade nel giapponese. Quindi mentre in latino si dice ad esempio lib-er, libr-i, libr-o, in italiano abbiamo il libr-o, del libr-o, al libr-o. I due meccanismi (casi e pre/posposizioni) solitamente coesistono nella stessa lingua (es. latino ad urbem, costituito dalla preposizione ad e dall'accusativo urbem).