Il celibato, per gli uomini, e il nubilato, per le donne, indicano lo stato civile degli adulti non sposati, detti rispettivamente celibi e nubili. Le parole celibe e nubile hanno come sinonimo rispettivamente scapolo per l'uomo e zitella per la donna, anche se il registro e soprattutto la connotazione sono molto diversi[1]. Si distinguono dalla parola single, che indica di preferenza una persona non impegnata in una relazione sentimentale[1]. La parola incel invece designa quelli che si auto-definiscono "celibi involontari".
Per estensione, soprattutto nei contesti connessi con la religione, i due termini indicano non semplicemente la condizione contingente di un individuo, ma l'impegno a vivere senza contrarre matrimonio, tipicamente proprio del clero e, soprattutto in passato, di alcuni organi cavallereschi. Per la Chiesa cattolica e quelle ortodosse, il celibato ecclesiastico è una disciplina richiesta per l'accesso ad alcuni uffici ecclesiastici; esso differisce dal voto di castità, praticato dai religiosi e considerato parte della natura stessa del monachesimo. In altre religioni, come il buddhismo, il celibato è comunemente praticato come una fase temporanea della vita degli uomini.