Cielo (religione)

Nei vari culti religiosi il cielo, inteso sia in senso fisico che prettamente spirituale, ha una grande importanza.

La scala di Giacobbe in un dipinto di William Blake (1805), che secondo la Bibbia viene percorsa dagli Angeli fungendo da collegamento tra il cielo e la terra (Genesi 28, 11-19).

Esso è la sede delle divinità oppure una divinità stessa; talvolta il cielo stesso presta alla divinità stessa alcuni suoi attributi.[1] Presso i popoli primitivi la divinità celeste s'identifica in genere con quella suprema,[1] mentre la divinità sotterranea, detta ctonia, ne è in qualche modo nemica o contrapposta.[1]

Fin dall'antichità quindi il cielo era il luogo della trascendenza o dell'aldilà, solitamente contrapposto alla dimensione immanente della terra, alla quale tuttavia esso poteva riconnettersi attraverso una sorta di perno universale chiamato axis mundi o albero cosmico. L'elevazione verso il cielo, con cui i profeti incarnatisi sulla terra spesso vi hanno fatto ritorno, è detta ascensione.[3]

Vasto e sconfinato, dava l'idea dell'immensità di spazio, dell'universalità di pensiero, della pienezza del sentimento, della dolcezza e della grazia, della beatitudine. Le prime divinità furono quelle del cielo, come ad esempio il dio dei tuoni o Zeus.

  1. ^ a b c Nuovissima Enciclopedia Universale Curcio, Roma, Armando Curcio, 1971–1973, pp. III, 1658.
  2. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore hundley
  3. ^ Ad esempio Elia su un carro di fuoco.[2]

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