Clostridium

Clostridium
Clostridium tetani
Classificazione scientifica
DominioProkaryota
RegnoBacteria
PhylumFirmicutes
ClasseClostridia
OrdineClostridiales
FamigliaClostridiaceae
GenereClostridium
Specie
vedi testo

Il genere Clostridium comprende batteri anaerobi obbligati, Gram positivi, in grado di formare spore se le condizioni ambientali sono avverse.[1][2]

Sono organismi ubiquitari, è cioè possibile isolarli nel suolo, in acqua, negli scarichi fognari, e costituiscono la normale flora batterica del tratto gastrointestinale degli animali e dell'uomo. Alcune specie sono patogene per la produzione di tossine, tra queste vi sono gli agenti eziologici del tetano, del botulismo e della gangrena gassosa[3].

Sono privi di citocromi e sono sia catalasi sia perossidasi negativi (cioè non possiedono questi enzimi); infatti in presenza di acqua ossigenata muoiono per via dell'ossigeno che si libera in quanto incapaci di decomporre la molecola in acqua e ossigeno. Questa caratteristica viene sfruttata per disinfettare le parti infette colpite da Clostridium[3].

Essendo anaerobi, se coltivati in ambienti a basso potere redox, cioè con scarsa concentrazione di ossigeno, sono estremamente attivi dal punto di vista fermentativo, attaccando sostanze organiche (carboidrati e aminoacidi) con produzione di alcooli, acido acetico, acido butirrico, acido succinico e gas come l'anidride carbonica, idrogeno e acido solfidrico con conseguente formazione di odori e sapori sgradevoli, fino ad arrivare al fenomeno della putrefazione[4].

In questo genere era compreso anche il Clostridium difficile, la cui tossina è agente di una grave forma di diarrea, ora riclassificato come Clostridioides difficile.

Si possono dividere in vari gruppi, a seconda del loro processo fermentativo.

  1. ^ (EN) K.J. Ryan, C.G. Ray, Sherris Medical Microbiology, 4ª edizione, McGraw Hill, 2004, ISBN 0-8385-8529-9.
  2. ^ (EN) H. Bruggemann, G. Gottschalk, Clostridia: Molecular Biology in the Post-genomic Era, Caister Academic Press, 2009, ISBN 978-1-904455-38-7.
  3. ^ a b Anne E. Maczulak, "Clostridium", in Encyclopedia of microbiology, Facts On File, 2011, ISBN 978-0-8160-7364-1.
  4. ^ (EN) Michael G. Dieterle, Krishna Rao e Vincent B. Young, Novel therapies and preventative strategies for primary and recurrent Clostridium difficile infections, in Annals of the New York Academy of Sciences, vol. 1435, n. 1, 2019-01, pp. 110–138, DOI:10.1111/nyas.13958. URL consultato il 23 luglio 2024.

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