L'inizio della colonizzazione dell'Islanda comunemente si situa nella seconda metà del IX secolo, quando coloni vichinghi migrarono attraverso il Nord Atlantico; le ragioni della migrazione possono essere ricercate nella carenza di terre coltivabili in Scandinavia e nelle guerre civili causate dall'ambizione del re di Norvegia Harald Bellachioma. A differenza della Gran Bretagna e dell'Irlanda, l'Islanda era una terra disabitata e pertanto era un obiettivo di facile conquista.
Gli storici stabiliscono l'inizio della colonizzazione nell'anno 874, e sono soliti chiamare "Epoca della Colonizzazione" (in islandese Landnámsöld) l'arco di tempo della storia islandese che intercorre tra l'874 ed il 930, anno in cui la maggior parte dell'isola è già stata occupata e si è fondato a Þingvellir l'Alþingi, l'assemblea dello Stato libero d'Islanda. La nostra conoscenza storica riguardo agli anni della colonizzazione in Islanda è quasi interamente affidata all'Íslendingabók di Ari Þorgilsson e al Landnámabók, entrambi documenti vergati su pergamena ed ora conservati presso l'Istituto Árni Magnússon; il Landnámabók elenca i nomi dei 435 uomini considerati i primi coloni, la maggioranza dei quali si stabilì nelle zone settentrionale e sud-occidentale dell'isola.