Commedia elegiaca

Commedia elegiaca (o commedia latina medievale) è la denominazione convenzionale con cui si indica un insieme di testi della latinità medievale, composti prevalentemente in forma metrica[1] e caratterizzati da contenuti comici e licenziosi e dall'alternanza di dialoghi e parti narrate (fanno eccezione, a questa strutturazione, il Pamphilus seu de amore e il Babio, che sono interamente dialogate). Nella letteratura scientifica si parla anche di commedie latine medievali o commedie latine del XII-XIII secolo.

La forma metrica classica adottata in prevalenza è quella del distico elegiaco[1]. In soli due casi, però, è adottato l'esametro: è il caso del De tribus sociis, mentre l'autore del De nuncio sagaci adotta l'esametro leonino, con omoteleuto tra clausola e sillaba in cesura.

La fioritura del genere si inscrive principalmente all'interno della stagione culturale della cosiddetta rinascita del XII secolo.

Di tali composizioni non si conosce con certezza la fruibilità, se cioè fossero prodotti retorici o invece opere destinate a una vera e propria messa in scena (in tal caso, si ritiene più probabile una recitazione con una sola voce[2]), né se esse abbiano avuto un'influenza sul sorgere del teatro medievale in volgare, anche se alcuni elementi comici sono passati al teatro. La pur piccola fioritura del nuovo genere elegiaco, e la notevole fortuna, rivestono una notevole importanza nella storia letteraria, per l'influenza sugli autori successivi in lingue volgari, in particolare sulla fabliaulistica e la novellistica medievale di cui anticipano temi e toni, e sulla commedia umanistica del Quattrocento.

Sebbene gli autori, a volte, dichiarino le proprie opere come rielaborazioni di Plauto o Menandro, secondo alcuni critici i veri modelli letterari sono da ricercarsi altrove: Orazio, con le tante derivazioni dalle Satire e dalle Epistole, Ovidio, ma anche Terenzio, Virgilio, Giovenale, Lucano, Stazio, Massimiano[3].

Particolarmente significativa è l'influenza di Ovidio, che si dispiega «in maniera a tratti invasiva»[3], e appare sempre preponderante, con la sola eccezione del De more medicorum[3]. Questa influenza si inserisce in un fenomeno ben noto che attraversa un'intera epoca letteraria a cavallo dei due secoli e che ha ispirato a Ludwig Traube la definizione, forse riduttiva, di Aetas Ovidiana, intesa come paradigma connotante dell'intera stagione letteraria medievale tra XII e XIII secolo[4].

Misteriose e difficili da spiegare, in età medievale, sono invece, nell'opera di Iacopo da Benevento, le coincidenze con i mimiambi di Eronda, la cui tradizione è affidata a un solo papiro rimasto sconosciuto fino al XIX secolo[5].

  1. ^ a b Le muse: enciclopedia di tutte le arti, diretta da Achille Boroli, vol. 4, Novara, De Agostini, 1965, p. 325, SBN IT\ICCU\RLZ\0016904.
  2. ^ (EN) Douglas Radcliff-Umstead, The Birth of Modern Comedy in Renaissance Italy, Chicago, University of Chicago Press, 1969, p. XVIII, OCLC 12636.
  3. ^ a b c Commedia elegiaca, in Enciclopedia fridericiana, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana, 2005. URL consultato il 27 luglio 2014.
  4. ^ (DE) Ludwig Traube, Einleitung in die lateinische Philologie des Mittelalters, vol. 2, München, C.H. Beck, 1911, p. 113. URL consultato il 27 luglio 2014.
  5. ^ Errore nelle note: Errore nell'uso del marcatore <ref>: non è stato indicato alcun testo per il marcatore Poesia latina

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