La conquista mongola del Kara Khitay (1216-1218) fu la prima delle due campagne, consecutive, che permisero all'Impero mongolo di Gengis Khan d'inglobare l'Asia centrale.
Il khanato Kara Khitay era stato, alla fine del XII secolo, la potenza dominante nella macro-regione ma dal principio del Duecento una serie ininterrotta di ribellioni dei suoi vassalli, su tutti l'Impero corasmio, ed il colpo di stato orchestratovi dal transfuga Naiman Kuchlug, già nemico di Gengis Khan, l'avevano notevolmente indebolito. Quando Gurkhan Kuchlug assediò Almalik, una città appartenente ai turchi-Qarluq, già vassalli dei kitai ma da poco sottomessisi ai gengiscanidi, e uccise il loro sovrano Ozar, nipote acquisito di Gengis Khan, quest'ultimo inviò una forza al comando di Jebe e Barchuk per eliminare Kuchlug. Dopo che la sua forza di 30.000 uomini fu sconfitta da Jebe presso la capitale kitai di Balasagun, Kuchlug affrontò ribellioni contro il suo governo impopolare dovette fuggire in Afghanistan, dove fu catturato nel 1218 e consegnato ai mongoli che lo decapitarono.
Dopo aver sconfitto il Kara Khitay, i Mongoli avevano ora un confine diretto con l'Impero corasmio, il più potente e pericoloso vassallo dei kitai, la cui successiva conquista, nel 1219, sancì l'occupazione da parte dei mongoli di tutta l'Asia centrale.