Il termine Cubismo indica un movimento artistico d'avanguardia originatasi agli inizi del XX secolo in Francia, contraddistinta dalla scomposizione delle figure in forme geometriche, dalla compenetrazione di piani taglienti e da un nuovo modo di rappresentare lo spazio attraverso la presenza simultanea di molteplici punti di vista, determinando così il definitivo distacco dalla prospettiva lineare rinascimentale e dai principi dell'equilibrio e della simmetria.[1][2][3][4] Il cubismo si richiama al moderno pensiero scientifico dell'inizio del Novecento, alla fisica di Einstein, all'idea della quarta dimensione.[5]
La parola "cubismo" fu usata per la prima volta in maniera derisoria da Henri Matisse, come testimonia il poeta Guillaume Apollinaire, nel 1908: Matisse era membro della giuria del Salon d'automne, che aveva rifiutato cinque dei sette quadri inviati da Georges Braque. Fu poi il critico d'arte Louis Vauxcelles a parlare di "pittura fatta a cubi" per commentare, a novembre del 1908, da una mostra retrospettiva di Cézanne del 1907, all’Estaque, presso Marsiglia, in questa occasione disse: "Braque maltratta le forme, riduce tutto, luoghi, figure, case, a schemi geometrici, a cubi". Questo ultimo termine non dispiacque a Braque e ai pittori della nuova scuola, tanto che da allora le opere di Pablo Picasso, Braque e altri pittori vennero denominate cubiste[6].
Si può tuttavia individuare in Paul Cézanne un pittore che, nelle sue solitarie sperimentazioni, è stato in grado di prefigurare quelli che saranno lo stile, la visione e le tematiche cubiste.
Oltre a loro ne hanno fatto parte: Robert Delaunay, Marcel Duchamp, suo fratello Raymond Duchamp-Villon, Jacques Villon, Francis Picabia, James Riviere, Gino Severini. Altri importanti autori del periodo furono Albert Gleizes, Jean Metzinger, Marie Laurencin, Louis Marcoussis, Roger de la Fresnaye, František Kupka, Léopold Survage e Félix Tobeen.