Cultura di Ubaid

Estensione approssimativa della cultura di Ubaid, nei periodi "classico" e "tardo".

Al Ubaid (in arabo العبيد?, al-ʿUbayd) è una cultura protostorica del Vicino Oriente antico con cui viene fatto tradizionalmente iniziare il calcolitico relativo all'area mesopotamica.[1]

La cultura prende il nome dall'omonimo sito guida (Tell al-ʿUbaid, posto a circa 6 km a ovest di Ur), dove per la prima volta fu individuata (da Henry Hall e Leonard Woolley negli anni venti del Novecento[2]). Nasce e si sviluppa in Mesopotamia, per poi diffondersi lungo l'Eufrate, fino a toccare il sud dell'Anatolia.

L'importanza di questa cultura consiste innanzitutto nella grande diffusione che ebbe in Mesopotamia: essa produsse moduli artigianali diversi nella parte settentrionale, caratterizzata da un diverso rapporto tra uomo e natura. Al periodo di Ubaid risalgono poi le prime opere di canalizzazione delle acque dell'alluvio, ancora in proporzioni solo locali. Importanti (e di dimensioni inedite) sono le realizzazioni templari e il deciso passaggio verso una religiosità collettiva (cioè non più gestita a livello familiare, come accadeva a Çatalhöyük). Si sviluppa il commercio e la produzione ceramica in serie.

La cultura di Ubaid è un passaggio fondamentale verso le cosiddette "grandi organizzazioni" che egemonizzarono la Bassa Mesopotamia. Il dibattito su di essa è strettamente legato alla questione dell'origine dei Sumeri: per alcuni, in particolare gli archeologi, che pongono l'accento sulla continuità culturale tra Ubaid e il successivo periodo di Uruk, tale popolazione, la cui effettiva origine resta oscura, sarebbe giunta in Mesopotamia proprio in coincidenza degli inizi della cultura di Ubaid (fase 1 o 3); per altri, in particolare i filologi, influenzati dalla considerazione della ceramica, che da dipinta (Ubaid) diviene non dipinta (Uruk), oltre che dalla constatazione di una "tardiva" comparsa della scrittura, tendono a far coincidere l'arrivo dei Sumeri con gli inizi del periodo di Uruk.[3]

  1. ^ Liverani 2009, p. 90.
  2. ^ Shaw e Jameson 2002, p. 593.
  3. ^ Roux 1994, p. 38.

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