Dell'oratore | |
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Titolo originale | De oratore |
Altro titolo | De oratore libri III |
Incipit miniato di un codice del De oratore conservato al British Museum | |
Autore | Marco Tullio Cicerone |
1ª ed. originale | tra il 55 e il 54 a.C. |
Editio princeps | Subiaco, Conrad Sweynheym e Arnold Pannartz, 1465 |
Genere | dialogo |
Sottogenere | retorico |
Lingua originale | latino |
Il De oratore (in italiano A proposito dell’oratore)[1] è un'opera di genere retorico scritta da Marco Tullio Cicerone tra il 55 e il 54 a.C. Il testo, facente parte della cosiddetta "trilogia retorica" assieme al Brutus e all'Orator, è strutturato in tre libri sotto forma di dialogo platonico. Gli interlocutori sono Lucio Licinio Crasso, Marco Antonio, Gaio Aurelio Cotta, Publio Sulpicio Rufo, Mucio Scevola, Quinto Lutazio Catulo e Gaio Giulio Cesare Strabone Vopisco. L'ambientazione è nel 91 a.C. presso la villa di campagna di Crasso a Tuscolo. Nel dialogo Cicerone analizza profondamente gli aspetti della retorica e dell'oratoria: inventio (invenzione di un'orazione), dispositio (disposizione degli argomenti), elocutio (il linguaggio arricchito), memoria (capacità di ricordare) e actio (pronunciazione dell'orazione). Soprattutto per il politico o per l'avvocato, l'actio era la parte più importante dell'orazione perché tutte le abilità dell'oratore perfetto venivano messe al vivo proprio davanti al Senato o in tribunale.