Derg

Etiopia
Etiopia - Localizzazione
Etiopia - Localizzazione
Dati amministrativi
Nome completoGoverno Militare Provvisorio dell'Etiopia Socialista
Nome ufficialeየኅብረተሰብአዊት ኢትዮጵያ ጊዜያዊ ወታደራዊ መንግሥት (ye-Hebratasabʼāwit Ītyōṗṗyā Gizéyāwi Watādarāwi Mangeśt)
Lingue ufficialiamarico
Lingue parlateAmarico
InnoĪtyoṗya, Ītyoṗya, Ītyoṗya qidämī
CapitaleAddis Abeba
Politica
Forma di StatoRepubblica socialista
Forma di governoDittatura militare monopartitica
Presidente del Derg
Nascita12 settembre 1974 con Aman Mikael Andom
CausaColpo di Stato e caduta della monarchia
Fine22 febbraio 1987 con Menghistu Hailè Mariàm
Causapromulgazione della costituzione della Repubblica Popolare Democratica d'Etiopia
Territorio e popolazione
Bacino geograficoEtiopia e Eritrea
Massima estensione1.221.900 km² nel 1987[1]
Popolazione46.706.229 nel luglio 1987[1]
Economia
ValutaBirr etiope
Evoluzione storica
Preceduto daBandiera dell'Etiopia Impero d'Etiopia
Succeduto da Repubblica Popolare Democratica d'Etiopia
Ora parte diBandiera dell'Etiopia Etiopia
Bandiera dell'Eritrea Eritrea

Il Derg (Ge'ez: ደርግ, "comitato" o "consiglio"), noto ufficialmente come il Governo militare provvisorio dell'Etiopia socialista, è stata una giunta militare che governò l'Etiopia e l'attuale Eritrea dal 1974 al 1987.

Il governo fu istituito nel giugno del 1974 da ufficiali di basso grado dell'Esercito etiope e della polizia con il nome di Comitato di coordinamento delle forze armate, della polizia e dell'esercito territoriale, sotto la guida di Aman Mikael Andom. Il Derg, formalmente rinominato in Consiglio provvisorio militare amministrativo, rovesciò nel settembre del 1974 il governo dell'Impero d'Etiopia e dell'Imperatore Hailé Selassié durante proteste di massa, rendendo illegale la monarchia e adottando il marxismo-leninismo come ideologia politica: l'Etiopia divenne quindi uno Stato socialista monopartitico. L'abolizione del feudalesimo, l'aumento dell'alfabetizzazione, la campagna di nazionalizzazioni e una riforma terriera radicale divennero le priorità del nuovo regime, come anche l'insediamento e il popolamento dell'Acrocoro Etiopico. Menghistu Hailé Mariàm divenne presidente nel 1977 e lanciò il Qey Shibir (il terrore rosso) per eliminare gli oppositori politici, con decine di migliaia di prigionieri condannati a morte senza processo.[2]

A metà degli anni ottanta, l'Etiopia fu colpita da diversi problemi come siccità, crisi economiche, una carestia tra il 1983 e il 1985, un crescente affidamento agli aiuti dall'estero, malgoverno, corruzione, le conseguenze delle politiche fallite del Derg, la guerra d'indipendenza dell'Eritrea e la guerra civile etiope tra il Derg e milizie etniche foraggiate dagli Stati Uniti d'America. Nel 1987, Menghistu sciolse il Derg e formò la Repubblica Popolare Democratica d'Etiopia guidata dal Partito dei Lavoratori d'Etiopia (PLE), con un nuovo governo predominato dai membri sopravvissuti del precedente regime.[3]

Il Derg viene considerato come il principale responsabile per le morti di oltre un milione di etiopi, la maggior parte di questi morirono a causa di esecuzioni di massa, torture e di fame.[4]

  1. ^ a b The World Factbook 1987, su archive.org.
  2. ^ de Waal, 1991.
  3. ^ David A. Korn, Ethiopia, the United States and the Soviet Union, Routledge, 1986, p. 179
  4. ^ Peter Gill, Famine and Foreigners: Ethiopia Since Live Aid (PDF), Oxford University Press, 2010, pp. 43-44, ISBN 978-0-19-956984-7. URL consultato l'11 maggio 2019 (archiviato dall'url originale il 16 maggio 2018).
    «The most eloquent summary of the famine’s impact endorsed de Waal’s conclusion. It came from the very top of Ethiopia’s official relief commission. Dawit Wolde-Giorgis, the commissioner, was an army officer and a member of the politburo. Within two years of witnessing these events he resigned from his post during an official visit to the United States, and wrote an account of his experiences from exile. He revealed that at the end of 1985 the commission had secretly compiled its own famine figures—1.2 million dead, 400,000 refugees outside the country, 2.5 million people internally displaced, and almost 200,000 orphans. ‘But the biggest toll of the famine was psychological,’ Dawit wrote. ‘None of the survivors would ever be the same. The famine left behind a population terrorized by the uncertainties of nature and the ruthlessness of their government.’»

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