Il diofisismo (dal greco δύο [dyo], "due" e φύσις [physis], "natura") è la dottrina che sostiene la coesistenza in Gesù Cristo delle due nature (o essenze, l'umana e la divina), in base a quanto deciso nel 451 al IV Concilio ecumenico di Calcedonia.[1][2][3] Secondo la teoria diofisita, l'umano e il divino sono uniti senza separazione o confusione, con armonia e assenza di contraddittorietà nell'unicità della Persona (o ipostasi) del Figlio.
Sant'Atanasio di Alessandria, Dottore della Chiesa, affermava al riguardo che Gesù Cristo è vero Dio e vero Uomo.
Il diofisismo afferma anche che nell'unica Persona di Cristo coesistono due volontà, quella umana e quella divina, realmente distinte e non confuse, così come lo sono le due nature. Le due volontà appartengono rispettivamente alla natura umana e a quella divina.[4] Secondo quanto stabilito dal Concilio di Costantinopoli III nel 681, la volontà umana è subordinata a quella divina. Lo stesso concilio e il Concilio in Laterano del 649, con la condanna del monoenergismo e del monotelismo, stabilirono che nell'unica persona di Cristo esistono anche due energie o modi di operare, oltre a due volontà, corrispondenti alla natura umana e a quella divina.
Questa dottrina, il monofisismo e il miafisismo (concetto cristologico che riconosce l'unità dell'essenza del Dio incarnato) non sono tra loro compatibili, e si escludono l'uno con l'altro.[5]
La definizione del Concilio di Calcedonia divenne la base per la dottrina cristologica della duplice natura di Gesù Cristo, sia umana sia divina, sussistenti dopo l'Incarnazione, ed è a oggi accettata dalla larga maggioranza delle Chiese cristiane: Chiesa ortodossa, Chiesa cattolica, Chiese cattoliche orientali, Chiesa anglicana, il Vetero-cattolicesimo, e diverse altre.