La discriminazione verso gli atei, anche detta ateofobia,[1] comprende la violazione dei diritti e la persecuzione delle persone irreligiose e non credenti (atei, agnostici, scettici, razionalisti, deisti, panteisti, nonteisti, umanisti e così via).
Le discriminazioni contro i noncredenti sono causate principalmente dalla loro negazione esplicita di una o più fedi religiose, o dalla loro mancata adozione di qualunque credenza legata al soprannaturale. Generalmente i noncredenti sono soggetti a persecuzioni e discriminazioni per questi motivi in Paesi con un alto livello di religiosità, dove sono presenti lobby e/o istituzioni religiose potenti, o dove comunque la religione ha un rilievo particolare per l'ordine costituito.[2]
Nelle democrazie costituzionali la discriminazione giuridica contro i noncredenti non esiste, ma alcune associazioni laiche e umaniste, specie negli Stati Uniti, come l'International Humanist and Ethical Union e l'Atheist Alliance International, due ONG riconosciute dalle Nazioni Unite che monitorano lo stato e le violazioni dei diritti umani delle persone noncredenti in ogni Paese del mondo, hanno contestato leggi e regolamenti discriminatori o lesivi nei confronti delle persone non credenti.[2][3]
Nel mondo i Paesi dove i noncredenti subiscono discriminazioni, soprusi e persecuzioni sono 85 in totale;[4] in alcuni Stati la discriminazione e le azioni violente nei confronti degli atei e non credenti in generale viene approvata o comunque supportata dai governi e istituzioni vigenti. Attualmente in Paesi con una forte presenza di persone di fede islamica e/o dove la legge islamica (cfr. Fiqh e Shari'a) regola anche la vita politico-giuridica dello Stato e dei cittadini, come Afghanistan, Iran, Maldive, Mauritania, Pakistan, Arabia Saudita e Sudan, gli atei affrontano discriminazioni legali, tra cui la mancanza di status giuridico, o possono venire condannati a morte nel caso in cui la loro noncredenza venga ritenuta apostasia o blasfemia.[2] In totale sono 13 i Paesi nel mondo (fra cui Afghanistan, Iran, Iraq, Nigeria, Arabia Saudita, Pakistan e Somalia)[4] dove l'ateismo o la noncredenza costituisce un reato punibile con la condanna a morte.[4][5]