Il dolore nel paziente oncologico può essere causato dal tumore o dalle procedure diagnostiche e nel trattamento della malattia. Solitamente, il dolore acuto è correlato ai trattamenti oncologici, mentre quello cronico può essere dovuto sia ai trattamenti che al tumore stesso. Il tumore può, infatti, provocare dolore irritando o danneggiando i nervi, attivando speciali fibre nervose chiamate nocicettori o rilasciando sostanze chimiche che rendono i nocicettori sensibili a stimoli a cui normalmente non risponderebbero.
Radioterapia e chemioterapia sono esempi di trattamenti che a volte possono provocare un dolore persistente anche dopo la cura del tumore. Circa la metà di tutti i pazienti oncologici prova dolore.[1] È molto comune negli stadi finali della malattia.
Il dolore può essere eliminato o controllato nell'80-90% dei casi, grazie all'uso di farmaci o altri sistemi, ma quasi un paziente su due non riceve cure ottimali. Le guide al miglior uso di farmaci per il controllo del dolore oncologico sono state pubblicate dall'Organizzazione mondiale della sanità (OMS) e da altre organizzazioni mediche nazionali e internazionali.[2][3] Professionisti nel campo sanitario hanno l'obbligo etico di assicurarsi, quando possibile, che i loro pazienti siano informati riguardo ai rischi e ai benefici associati alle opzioni per la gestione del dolore. Una gestione del dolore adeguata potrebbe accorciare leggermente la vita di un paziente in fase terminale.
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: non è stato indicato alcun testo per il marcatore WHO_1996
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: non è stato indicato alcun testo per il marcatore guidelines