Donne nella Germania nazista

Foto di propaganda nazista. Una madre di due figlie e un figlio in uniforme della Gioventù hitleriana posa per la rivista SS-Leitheft nel febbraio 1943.

Le donne nella Germania nazista sono state oggetto dell'indottrinamento da parte del Partito Nazionalsocialista Tedesco dei Lavoratori (NSDAP), il quale promosse l'esclusione delle donne dalla vita politica della Germania sia nel suo organo esecutivo sia nei suoi vari comitati[1][2]. Mentre il Partito nazista decretò che "le donne non potevano essere ammesse né nell'apparato esecutivo né nel comitato amministrativo"[2], questo non impedì a numerose donne di diventare membri effettivi del partito. Le basi ideologiche del nazismo elevarono il ruolo degli uomini tedeschi sottolineandone le loro abilità di combattimento e la fratellanza tra i connazionali di sesso maschile[3].

Le donne vissero all'interno di un regime caratterizzato da una politica di confinamento ai ruoli di madre e di sposa e dall'esclusione da tutte le posizioni di responsabilità, in particolare in campo politico e accademico. Le politiche del nazismo contrastavano fortemente con l'evoluzione e l'emancipazione femminile che si era cominciato ad attuare sotto la repubblica di Weimar, distinguendosi dallo stesso atteggiamento patriarcale e conservatore dell'Impero tedesco. L'irregimentazione delle donne al centro delle organizzazioni satelliti del partito, come la Lega delle ragazze tedesche, la NS-Frauenschaft o la Deutsches Frauenwerk ha avuto come suo obiettivo finale quello di favorire la coesione della "comunità popolare" (Volksgemeinschaft).

In primo luogo nelle dottrine relative alle donne del nazismo era implicita l'idea della maternità e della procreazione per tutte quelle che erano in età fertile[4]. Il modello di donna nazista non prevedeva una carriera, ma la responsabilità sull'educazione dei figli e sulle faccende domestiche. Le donne avevano solo un diritto limitato all'istruzione, che ruotava attorno ai compiti relativi al benessere della casa e che furono limitati ulteriormente nel corso del tempo, con l'esclusione delle donne dall'insegnamento universitario, dalle professioni mediche e dal servizio in posizioni politiche di rilievo all'interno dello NSDAP[5].

Molte di queste restrizioni vennero revocate quando le necessità della guerra si fecero più pressanti, dettando modifiche alla politica nel periodo più tardo della vita del regime. Con l'eccezione della Reichsführerin Gertrud Scholtz-Klink, a nessuna donna è stato mai permesso di svolgere funzioni ufficiali; tuttavia alcune donne si distinsero come eccezioni all'interno del regime, o attraverso la loro vicinanza ad Adolf Hitler come Magda Goebbels, o eccellendo in alcuni particolari settori, come ad esempio la regista Leni Riefenstahl o l'aviatrice Hanna Reitsch.

Mentre alcune donne ebbero un ruolo influente nel cuore del sistema nazista, ad esempio come ufficiali postali all'interno dei campi di concentramento,[6], altre invece si impegnarono attivamente nella resistenza tedesca e pagarono ciò con la loro stessa vita, come Libertas Schulze-Boysen o Sophie Scholl.

  1. ^ La femme sous le regime Nazi, su histoire-en-questions.fr. URL consultato il 21 giugno 2013.
  2. ^ a b Georg Franz-Willing, Die Hitlerbewegung., R. v. Deckers Verlag G. Schenck, Hamburg, 1962.
  3. ^ le-iiie-reich-et-les-femmes, su deuxiemeguerremondia.forumactif.com. URL consultato il 21 agosto 2011.
  4. ^ Stephenson (2001). Women in Nazi Germany, p. 16.
  5. ^ Stephenson (2001). Women in Nazi Germany, pp. 17-20.
  6. ^ Lower (2013). Hitler's Furies: German Women in the Nazi Killing Fields, pp. 97-144.

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