Dornier Do 17

Dornier Do 17
Un Dornier Do 17 Z in volo sopra la Polonia il 21 giugno 1940
Descrizione
Tipobombardiere veloce
caccia notturno
Equipaggio4
CostruttoreBandiera della Germania Dornier
Data primo volo23 novembre 1934[1]
Data entrata in servizio1937
Data ritiro dal servizio15 settembre 1952 (Finlandia)[2]
Utilizzatore principaleBandiera della Germania Luftwaffe
Altri utilizzatoriBandiera della Bulgaria Vazhdushnite na Negovo Velichestvo Voiski
Bandiera della Finlandia Suomen ilmavoimat
Bandiera della Spagna Aviación Nacional
Esemplari1 994
Altre variantiDornier Do 29
Dornier Do 215
Dornier Do 217
Dimensioni e pesi
Tavole prospettiche
Lunghezza15,8 m
Apertura alare18,0 m
Altezza4,55 m
Superficie alare55,00
Carico alare156 kg/m²
Peso a vuoto5 209 kg
Peso carico8 578 kg
Peso max al decollo8 850 kg
Propulsione
Motore2 radiali 9 cilindri raffreddato ad aria
Bramo 323P
Potenza1 000 CV (730 kW) ciascuno
Prestazioni
Velocità max427 km/h circa
Autonomia1 160 km; ma col completo carico bellico scendeva ad appena 320 km.[3]
Tangenza7 000 m
Armamento
Mitragliatrici6 MG 15 da 7,92 mm o
Cannoni6 MG FF o MG 151/20 da 20 mm
Bombe20 SC 50 oltre a
4 SC 250 alloggiate nel vano bombe ventrale.[4]
NoteDati riferiti alla versione Do 17 Z-2

I dati sono estratti da Fighters and Bombers of World War II[5], salvo dove diversamente indicato.

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Il Dornier Do 17 fu un aereo multiruolo, monoplano bimotore ad ala alta, sviluppato dall'azienda aeronautica tedesca Dornier-Werke GmbH nei primi anni trenta e prodotto, oltre che dalla stessa, su licenza da alcune aziende nazionali del settore.

Realizzato ufficialmente per il mercato dell'aviazione commerciale ma ideato anche per una sua veloce conversione militare, fu uno dei primi velivoli da bombardamento moderni ad equipaggiare la Luftwaffe, l'aeronautica militare tedesca, nel periodo interbellico e, nelle sue versioni più evolute, venne intensamente utilizzato durante lo svolgimento della seconda guerra mondiale.

  1. ^ Dressel e Griehl 1994, p. 25.
  2. ^ Keskinen e Stenman 1999, p. 51.
  3. ^ Goss 2005, pp. 12, 17.
  4. ^ Green 1970, p. 122.
  5. ^ Munson 1983, p. 225.

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