Dragon Ball Z

Dragon Ball Z
ドラゴンボール Z
(Doragon Bōru Z)
Genereavventura, azione, fantastico, fantascienza
Serie TV anime
AutoreAkira Toriyama
RegiaDaisuke Nishio
SoggettoAtsushi Maekawa
Composizione serieTakao Koyama
Char. designMinoru Maeda (ep. 1-199), Katsuyoshi Nakatsuru (ep. 200-291)
Dir. artisticaYuji Ikeda (ep. 1-199), Ken Tokushige (ep. 200-291)
MusicheShunsuke Kikuchi
StudioToei Animation
ReteFuji TV
1ª TV26 aprile 1989 – 31 gennaio 1996
Episodi291 (completa)
Rapporto4:3
Durata ep.24 min
Rete it.Italia 1
1ª TV it.26 aprile 2000 – 4 aprile 2001
Durata ep. it.22 min
Dialoghi it.Tullia Piredda, Manuela Scaglione
Studio dopp. it.Merak Film
Dir. dopp. it.Paolo Torrisi
Preceduto daDragon Ball
Seguito daDragon Ball GT

Dragon Ball Z (ドラゴンボール Z?, Doragon Bōru Zetto), talvolta abbreviato in DBZ e trasmesso da Mediaset come What's My Destiny Dragon Ball, è una serie televisiva anime prodotta da Toei Animation, per la regia di Daisuke Nishio, e tratta dal manga Dragon Ball di Akira Toriyama, riprendendone i volumi dal 17 al 42. Costituisce il sequel della serie televisiva Dragon Ball. È stato trasmesso in Giappone su Fuji TV dal 26 aprile 1989 al 31 gennaio 1996, per un totale di 291 episodi.[1]

Dragon Ball Z narra le avventure di Son Goku, ormai divenuto adulto, il quale si è sposato con Chichi e da cui ha avuto due figli, Son Gohan e, successivamente, Son Goten. Con il proseguire della serie e delle avventure, aumentano sia gli avversari sia la loro potenza, e le battaglie che ne derivano causano un allontanamento sempre maggiore da quella che era la base della storia in Dragon Ball, ovvero la ricerca delle sfere del drago. Si privilegiano così la crescita dei personaggi e il susseguirsi degli scontri. La serie copre un arco narrativo di 22 anni, partendo dall'attacco di Radish e concludendosi con la partenza di Goku allo scopo di allenare Ub in occasione del 28º Torneo Tenkaichi.

Grazie all'enorme successo della serie, sono stati prodotti 15 film cinematografici, due OAV, due speciali televisivi, un ONA, diversi videogiochi e un gioco di carte collezionabili chiamato Dragon Ball Z Collectible Card Game.

Vincitore nel 2006 del Best Anime Video Awards, nello stesso anno un sondaggio decretò Dragon Ball Z come la serie TV più memorabile di sempre.[2] Goku è stato indicato nella classifica Oricon come il miglior eroe di tutti gli anime.[3] Nel maggio 2010, in un sondaggio di Cool Japan che chiedeva quale anime fosse meglio far conoscere al mondo secondo la cultura giapponese, le serie animate di Dragon Ball si sono piazzate nelle posizioni più alte.[4]

Dal 5 aprile 2009 è andata in onda su Fuji TV Dragon Ball Kai, una nuova versione dell'anime rimasterizzata in alta definizione e privata di molte parti non presenti nel manga.[5]

Dragon Ball Z ha avuto un sequel dal titolo Dragon Ball GT, trasmesso in Giappone a partire dal 1996 e non tratto da alcun manga. Nel 2015 viene annunciato un midquel dal titolo Dragon Ball Super, supervisionato da Akira Toriyama, che viene mandato in onda in Giappone a partire da luglio 2015 e rielabora, nella parte iniziale della serie, gli eventi narrati nei lungometraggi La battaglia degli dei e La resurrezione di 'F'.[6][7]

  1. ^ "Dragon Ball Z" ("What's My Destiny Dragon Ball"), su antoniogenna.net, Il mondo dei doppiatori. URL consultato il 18 febbraio 2014.
  2. ^ Sondaggio su Dragon Ball di 65.000 persone, su ichigaya.keizai.biz.
  3. ^ Oricon, Ranking personaggi, su rn.oricon.co.jp.
  4. ^ Sondaggio Cool Japan, su bizmakoto.jp.
  5. ^ Dragon Ball Kai sarà più fedele al manga di Toriyama, su animeclick.it, AnimeClick.it, 4 marzo 2009. URL consultato il 18 febbraio 2014 (archiviato dall'url originale il 9 marzo 2009).
  6. ^ Toei Animation Begins Production on Dragon Ball Super Drawn From a Plot By The Brand's Original Creator, Dragon Ball Super Is The First New Series In Eighteen Years, su corp.toei-anim.co.jp, Toei Animation, 28 aprile 2015. URL consultato il 29 aprile 2015 (archiviato dall'url originale il 1º maggio 2015).
  7. ^ Dragon Ball torna in tv con una nuova serie animata, su comingsoon.it, comingsoon.it, 29 aprile 2015. URL consultato il 29 aprile 2015.

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