Emanuele Tesauro

Charles Dauphin, Ritratto di Emanuele Tesauro, olio su tela, 1670 circa, Torino, Musei Reali, Galleria Sabauda.

Emanuele Tesauro (Torino, 3 gennaio 1592Torino, 26 febbraio 1675) è stato un drammaturgo, retore, storico e letterato italiano, autore del celebre trattato Il cannocchiale aristotelico, considerato «una pietra miliare sul cammino della storia dell'estetica»[1]. In esso il Tesauro, muovendo dal terzo libro della Retorica aristotelica, studiò la natura propria dell'arguzia e le figure del linguaggio, offrendo una trattazione sistematica del concettismo profonda e coerente, superiore a quella, pur celebrata, di Baltasar Gracián, che egli certamente conobbe. Essa contiene già come un abbozzo o presentimento di quello che doveva poi essere l'estetica moderna.[2] Scrisse in prosa, oltre a una Filosofia morale (Torino 1670) tipicamente secentesca, che fu più volte ristampata e tradotta in varie lingue[3], opere di storia come i Campeggiamenti, o vero Istoria del Piemonte (1ª ed. completa, Torino 1674, sulle guerre del Piemonte contro gli Spagnoli), Del regno d'Italia sotto i Barbari (ivi 1663), e una Historia della città di Torino (ivi 1679, continuata da Francesco Maria Ferrero, ivi 1712), e fu autore di poesie e tragedie.

  1. ^ Wladyslaw Tatarkiewicz, History of Aesthetics, III, Warszawa 1970, pp. 488-491, (491 la citazione).
  2. ^ Umberto Renda e Piero Operti, Dizionario storico della letteratura italiana, 3ª ed., Torino, Paravia, 1952, pp. 1145-1146.
    «Il Cannocchiale aristotelico è sicuramente la trattazione più completa, anzi più minuziosa e largamente esemplificata di quel canone d'arte che fu il concettismo..., vi s'intravede l'aspirazione alla conquista dell'estetica moderna, che è l'autonomia della creazione artistica»
  3. ^ Denise Aricò (1982), p. 64.
    «Se la fortuna di un'opera si può misurare, oltre che dalle ristampe, anche dalle traduzioni che ne vennero fatte, si deve supporre che la Filosofia morale incontrò un consenso superiore persino a quello del Cannocchiale. Oltre a una traduzione francese approntata da P. Thomas Croset col titolo Introduction aux vertus morales et héroiques, edita a Bruxelles nel 1712, e ad una latina, adespota, edita a Wurzburg, Francoforte e Lipsia nel 1731, ne fu fatta, anni dopo, una in lingua russa per l'educazione del futuro zar Paolo I. Sono testimonianze preziose che in pieno XVIII secolo l'opera del Tesauro non solo era un classico adottato nei collegi della Compagnia per un'educazione globale e mondana dei convittori, ma era anche un prontuario di "prudenza" politica per futuri regnanti. Particolare importanza […] assume, peraltro, la traduzione spagnola di Don Gomez de la Rocha y Figueroa, edita per la prima volta a Lisbona nel 1682, la cui fortuna è testimoniata dalle numerose ristampe fattene fino al 1770.»
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