Emorragia subaracnoidea | |
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TAC del cervello mostra emorragia subaracnoidea come area bianca al centro e si estende nei solchi ai lati (contrassegnata dalla freccia) | |
Specialità | medicina d'emergenza-urgenza, neurologia e neurochirurgia |
Eziologia | aneurisma |
Classificazione e risorse esterne (EN) | |
ICD-9-CM | 430, 852.0 e 852.1 |
ICD-10 | I60, P10.3 e S06.6 |
OMIM | 105800 |
MeSH | D013345 |
MedlinePlus | 000701 |
eMedicine | 247090, 1164341 e 794076 |
Per emorragia subaracnoidea (detta anche ESA) si intende un sanguinamento che ha luogo nell'area compresa tra l'aracnoide e la pia madre, due membrane che circondano il cervello. Il termine è talvolta utilizzato come sinonimo di emorragia cerebrale. Talvolta si può manifestare in maniera spontanea, generalmente per la rottura di un aneurisma cerebrale, oppure può essere una conseguenza di un trauma cranico.
I sintomi di emorragia subaracnoidea includono un forte mal di testa con una rapida insorgenza ("cefalea a rombo di tuono"), vomito, confusione mentale o un abbassamento del livello di coscienza e, talvolta, convulsioni[1]. La diagnosi viene generalmente confermata grazie ad un esame TC alla testa o occasionalmente mediante una puntura lombare. Il trattamento è prevalentemente neurochirurgico o di neuroradiologia interventistica associato ad altri interventi atti a prevenire recidive o complicanze. La chirurgia per aneurismi è stata introdotta nel 1930, ma a partire dal 1990, molti aneurismi vengono trattati con una procedura meno invasiva, chiamata Guglielmi Detachable Coil, che viene effettuata grazie a particolari strumenti inseriti attraverso vasi sanguigni di grandi dimensioni[1].
L'ESA è una forma di ictus e comprende l'1-7% di tutti gli ictus[2]. Si tratta di una emergenza medica e può portare alla morte o a gravi disabilità, soprattutto se non viene riconosciuta e trattata in una fase precoce. Circa la metà di tutti i casi di ESA risultano essere mortali, tra cui il 10-15% di essi prima ancora che il paziente riesca a raggiungere un ospedale[1]. I pazienti sopravvissuti spesso presentano danni neurologici o cognitivi[3].
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