Enrico Carmassi

Enrico Carmassi (La Spezia, 1897Torino, 1975) è stato uno scultore italiano.

Sviluppata molto precocemente la passione per il disegno, ha l'opportunità di frequentare a Spezia lo studio di Angiolo Del Santo che lo incoraggia ad iscriversi all'Accademia di Belle Arti di Carrara. Le scarse risorse economiche e la guerra lo costringono ad abbandonare gli studi d'arte nel 1915 per aiutare la famiglia. È chiamato alle armi nel 1917 e vi rimane fino al termine del conflitto.

Tornato alla vita di civile, s'immerge nel vivace ambiente culturale di cui Spezia è ricca nel dopoguerra. I circoli culturali cittadini lo trovano sostenitore di un'arte svincolata dai canoni accademici e libera di esprimere una propria mobilità d'ispirazione.

Nel 1922 apre un proprio studio a La Spezia in via dei Mulini. Pur riconoscendosi non completamente preparato a causa degli studi forzatamente interrotti si sforza di elaborare un proprio linguaggio esente da trionfalismi e formalismi accademici. Aderisce al movimento futurista, pur conservando la propria autonomia di espressione.

La fine degli anni Venti vede la sua attività di scultore raggiungere il massimo del consenso e di successo critico. Per il nuovo teatro spezzino Monteverdi esegue le statue delle Muse ed i fregi a decorazione della facciata ed i mascheroni per il proscenio.
Espone a Milano, Genova e a La Spezia. Nel 1934 espone La donna elica alla Biennale di Venezia e, per due volte, è invitato alle Quadriennali di Roma ( Sesta e Ottava, ove espone, rispettivamente, Ragazzo e Frammento ).

Gli anni Trenta lo trovano attivo anche nel campo della critica d'arte. Importante è il suo contributo alla creazione, con Fillia e Marinetti, del più prestigioso evento pittorico spezzino dal 1934 al 1940 e oltre, il Premio di pittura Golfo della Spezia, di cui fa parte della giuria insieme a Maraini e a Casorati.

Lo scoppio della seconda guerra mondiale comporta bombardamenti e distruzioni alla Spezia: il suo studio è ripetutamente colpito con gravi danni ai suoi lavori.
Nel 1944 sposa Tullia Socin, pittrice trentina che aveva conosciuto in occasione del Premio di pittura spezzino; la coppia condivide a La Spezia lo studio e il lavoro.

Una rappresaglia di soldati nazisti gli distrugge lo studio. Decide allora di trasferirsi a Castellamonte in provincia di Torino, per dirigervi la locale Scuola d'Arte.

Dopo il pensionamento, nel 1958 si trasferisce definitivamente a Torino continuando a svolgere un proficuo lavoro, non solo scultoreo, ma anche di grafica e di ceramica che espone in ripetute occasioni a Torino, Biella Vercelli a Ivrea e ancora a La Spezia.

Muore improvvisamente a Torino nel novembre 1975.


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