Estetica giapponese

Casa da tè giapponese, che esemplifica il concetto di wabi-sabi
Fiori di ciliegio, che incarnano la filosofia di mono no aware
Maschere del teatro Nō, in cui la nozione di yūgen ha avuto il ruolo più importante
Ciotola da tè, che possiede la semplicità e la raffinatezza tipici dello shibusa
Elementi che esemplificano alcuni concetti dell'estetica giapponese

L‘estetica giapponese è considerata una parte integrante della cultura nipponica e della vita quotidiana dei giapponesi.[1] Sebbene questi ultimi abbiano avuto per molti secoli una grande produzione artistica, la disciplina filosofica corrispondente all'estetica occidentale non venne studiata sino alla fine del XIX secolo. L'estetica giapponese è quindi un insieme di ideali tradizionali, tutti nati prima che tale disciplina fosse istituita formalmente: mono no aware (il pathos delle cose), wabi (sommessa e austera bellezza), sabi (patina rustica), shibusa (che coniuga ruvidità e raffinatezza), yūgen (profondità misteriosa), iki (stile raffinato) e kire (taglio) sono alcuni di questi ideali, la maggior parte dei quali accomunati dalla nozione buddhista (in particolare Zen) della transitorietà ed evanescenza della vita.[2][3]

A partire dal secondo dopoguerra altri ideali estetici hanno fatto la loro comparsa nel Paese nipponico, alcuni ispirati dalla stessa cultura giapponese e dalle sue numerose sub-culture (kawaii e superflat), altri invece influenzati dal periodo storico in cui essi sono comparsi (gutai).

  1. ^ (EN) Mara Miller, Teaching Japanese Aesthetics: Whys and Hows for Non-Specialists, su aesthetics-online.org, American Society for Aesthetics. URL consultato il 5 settembre 2017.
  2. ^ (EN) Japanese Aesthetics, in Standard Encyclopedia of Philosophy. URL consultato il 12 novembre 2013.
  3. ^ (EN) Japan: Aesthetics, in Enciclopedia Britannica, Encyclopædia Britannica, Inc. URL consultato il 5 settembre 2017.

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