Fantascienza sociologica

L'espressione fantascienza sociologica fu introdotta in Italia alla fine degli anni cinquanta, come corrispondente dell'inglese social science fiction, per definire un nuovo insieme emergente di romanzi e racconti di fantascienza a sfondo sociale, incentrati sulle scienze sociali più che sulla tecnologia, scritti soprattutto da un gruppo di autori che facevano da apripista, quali Robert Sheckley, Frederik Pohl, Cyril M. Kornbluth, William Tenn, cui in seguito si unirono molti altri, fra cui Margaret Atwood, Richard Matheson, Mack Reynolds e Philip K. Dick. Nella prima metà degli anni sessanta, tali istanze sarebbero sfociate nel filone detto più precisamente New Wave. Una definizione più generale che è stata a sua volta usata per comprendere questi temi (ma senza una particolare cornice storica o letteraria) è "fantascienza soft". A differenza di "fantascienza hard", né "fantascienza sociologica" né "fantascienza soft" corrispondono a un preciso filone letterario o commerciale.


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