I farmaci cardiovascolari fuori brevetto sono quelle sostanze, attive a livello dell'apparato cardiocircolatorio, che negli ultimi anni hanno visto scadere il loro brevetto[1].
In Italia, molti di questi sono farmaci di fascia A, che il Servizio Sanitario Nazionale elargisce gratuitamente (a meno di ticket regionali) per i pazienti con patologie croniche, sono conosciuti anche come farmaci salvavita.
I farmaci fuori brevetto con Obbligo di Prescrizione[2], sono inseriti nel quadro più generale della riduzione della spesa pubblica, come descritto nel Dl n.95/2012 sulla Spending Review del Governo italiano[3]; la Spending Review, nota anche come revisione della spesa pubblica, fu avviata in via sperimantale in Italia fin dal 2006. Vi sono però altre nazioni che adottano lo stesso sistema di controllo: Regno Unito, Canada, Paesi Bassi, Nuova Zelanda e Francia.
Tali farmaci sono di fatto fondamentali per riportare il costo del farmaco branded, cioè registrato[4], a prezzo più basso; accanto a questi, va ricordato il farmaco equivalente che il paziente può scegliere di acquistare in farmacia, non versando la differenza del costo con il farmaco originale.
La disponibilità dei medicinali equivalenti di molti farmaci etici (ovvero con obbligo di prescrizione) è un fattore importante in farmacoeconomia in quanto consente la riduzione della spesa pubblica destinata all'acquisto degli stessi.
I farmaci per le malattie cardiovascolari sono al primo posto nella spesa del Servizio Sanitario Nazionale[5].
Riportiamo di seguito le tabelle con i farmaci per categoria, dalla molecola al nome commerciale[6][7][8], approvati per l'Italia dalla Agenzia europea per i medicinali (EMEA) e dalla Agenzia italiana del farmaco (AIFA).