Festival di Sanremo 1980 | |||
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Il vincitore Toto Cutugno tra i conduttori Roberto Benigni e Olimpia Carlisi | |||
Edizione | 1980 | ||
Periodo | 7-9 febbraio | ||
Sede | Teatro Ariston | ||
Direttore artistico | Gianni Ravera | ||
Presentatore | Claudio Cecchetto con Roberto Benigni e Olimpia Carlisi | ||
Emittente TV | Rete 1 Eurovisione | ||
Emittente radio | Radio Uno | ||
Partecipanti | 30 | ||
Vincitore | Toto Cutugno | ||
Secondo | Enzo Malepasso | ||
Terzo | Pupo | ||
Cronologia | |||
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Il trentesimo Festival di Sanremo si svolse al teatro Ariston di Sanremo dal 7 al 9 febbraio 1980 con la conduzione di Claudio Cecchetto, affiancato da Roberto Benigni ed Olimpia Carlisi. Organizzazione e direzione artistica, vennero ancora affidate, come nel 1979, a Gianni Ravera e alla sua Publispei.
L'edizione del 1980 segnò un primo ritorno della Rai ad investire, sebbene ancora parzialmente, nella kermesse sanremese, dopo anni di "disimpegno" della tv di Stato verso la manifestazione canora.
A parte questo, però, il Festival non presentò tuttavia grandi novità, se non il ritorno di Gianni Morandi dopo un periodo di relativa oscurità in cui l'artista bolognese aveva studiato contrabbasso e composizione; le composizioni in gara venivano considerate talmente banali e prevedibili che tra gli addetti ai lavori era stato possibile prevedere con ragionevole certezza i possibili vincitori, a seconda che avesse prevalso una visione più tradizionalista e melodica (Toto Cutugno e Bobby Solo[1]) oppure più in linea con i gusti dei giovani del decennio che stava iniziando (lo stesso Morandi, che si presentava in gara con un brano scritto da Francesco De Gregori e Ron, e Leano Morelli, giovane cantautore in gara con una canzone da lui stesso composta[1]).
In effetti fu Toto Cutugno a vincere con Solo noi[2], inaugurando una serie di piazzamenti che non lo videro mai più vittorioso, ma altre sei volte secondo, di cui quattro consecutive (che gli fecero guadagnare l'appellativo di eterno secondo) e una volta terzo.
Si misero in luce tra i debuttanti i milanesi Decibel, gruppo punk capitanato dal ventiduenne Enrico Ruggeri, destinato a segnare per i successivi decenni la storia della musica italiana, con Contessa, dedicata, secondo alcuni, a Renato Zero, con il quale il gruppo avrebbe avuto una querelle legata a motivi editoriali.[3] Gli stessi Decibel furono tra l'altro uno dei pochi gruppi a suonare dal vivo perché, ancorché senza playback, quasi tutti gli artisti si esibirono su basi pre-registrate avendo l'organizzazione rinunciato all'orchestra.
La Rai trasmise in TV l'ultima serata del Festival, mentre delle prime due venne mandata in onda una sintesi, in diretta, della durata di 25 minuti e limitata alle canzoni qualificate. Quella del giovedì andò in onda alle ore 22, quella del venerdì alle 23. Tutte e tre le serate furono trasmesse integralmente dalla radio.
L'elemento che diede visibilità mediatica al Festival e solleticò la pruderie della sua audience fu, tuttavia, la performance di Roberto Benigni, che dapprima, su un dialogo sul sesso, apostrofò l'allora papa regnante Giovanni Paolo II con l'appellativo di «Woitilaccione»[4] e il presidente del Consiglio dei ministri, Francesco Cossiga, con il termine "Cossigaccio". Successivamente si esibì in un bacio sul palco con l'altra co-conduttrice Olimpia Carlisi (all'epoca sua compagna) della durata di 30 secondi[4]. Problemi con la censura li ebbe Francesco Magni per la sua Voglio l'erba voglio: l'organizzazione chiese al cantante di modificare un verso "chi si tira una pera solamente il dì di festa" che faceva riferimento alla droga, che divenne "chi fa il gallo solamente il dì di festa". La versione originale è ascoltabile nella registrazione da studio.
Buoni i riscontri di vendita per i primi tre classificati e per Bobby Solo, ben piazzati nella Hit Parade. Spiccò la presenza di una cantante britannica in gara, Sally Oldfield, sorella maggiore del polistrumentista Mike, che cantò in inglese una canzone composta da Alberto Salerno e Maurizio Fabrizio, I Sing for You[5].