Franz Schwede

Franz Schwede

Oberpräsident della Pomerania
Durata mandato30 luglio 1934 –
8 maggio 1945
PredecessoreCarl von Halfern
Successore

Gauleiter della Gau Pomerania
Durata mandato21 luglio 1934 –
8 maggio 1945
PredecessoreWilhelm Karpenstein
Successore

Regierungspräsident della Bassa Baviera / Alto Palatinato
Durata mandato1º luglio 1934 –
20 luglio 1934

Oberbürgermeister di Coburgo
Durata mandato1º marzo 1933 –
1º luglio 1934
PredecessoreErich Unverfähr
SuccessoreOtto Schmidt

Dati generali
Partito politico Partito Nazista
  • Deutschvölkischer Schutz- und Trutzbund
  • Völkischer Block
  • Nationalsozialistische Freiheitsbewegung
Franz Schwede
NascitaDrawöhnen, 5 marzo 1888
MorteCoburgo, 19 ottobre 1960
Cause della mortenaturale
Dati militari
Paese servitoBandiera della Germania Impero tedesco
Forza armata Kaiserliche Marine
Reichsmarine
Anni di servizio1907–1919
1920-1921
GradoDeckoffizier
GuerrePrima guerra mondiale
DecorazioniCroce di Ferro di I e II Classe[1]
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Franz Reinhold Schwede, noto anche con lo pseudonimo di Nerone (Drawöhnen, 5 marzo 1888Coburgo, 19 ottobre 1960[2]), è stato un politico tedesco, tra i primi sostenitori del partito nazista, Oberbürgermeister di Coburgo, in seguito sia Gauleiter sia Oberpräsident della Pomerania.

Uno dei primi sostenitori di Adolf Hitler a Coburgo, Schwede usò l'intimidazione oltre la propaganda per aiutare a eleggere il primo governo locale a maggioranza nazista in Germania. Ciò contribuì alla crescita del culto della personalità che lo circondò, tanto che divenne noto come Franz Schwede-Coburg. Durante la seconda guerra mondiale ordinò le esecuzioni in segreto degli infermi e le deportazioni di massa degli ebrei. Ebbe anche un ruolo chiave nell'abbandono della popolazione civile della Pomerania all'avanzare dell'Armata Rossa, fuggendo lui stesso. Nel 1945 fu catturato dall'esercito britannico e nel 1948 fu processato e condannato per crimini di guerra.

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  2. ^ (DE) Carl-Christian H. Dressel: "Anmerkungen zur Justiz in Coburg von der Errichtung des Landgerichts Coburg bis zur Entnazifizierung", in: Jahrbuch der Coburger Landesstiftung 1997, Coburg 1997, p. 73.

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