Georgiche

(LA)

«Sed fugit interea, fugit inreparabile tempus»

(IT)

«Ma fugge intanto, fugge irreparabile il tempo»

Georgiche
Titolo originaleGeorgica
Scena pastorale. Georgiche, libro III. Virgilio romano, manoscritto della prima metà V secolo
AutorePublio Virgilio Marone
1ª ed. originale31 a.C.
Editio princepsRoma, 1469
(Sweynheym e Pannartz)
Generepoema
Lingua originalelatino

Le Georgiche (in latino Georgica, neutro plurale - dal greco γεωργικά / gheorghikà - dell'aggettivo greco γεωργικός / gheorghikòs, "contadino", o, più semplicemente, "agricoltura", dalle parole γῆ / ghé, "terra", ed ἔργον / érgon, "lavoro") sono un poema didascalico di Publio Virgilio Marone che tratta la vita agricola.

Nell'universo ideologico delle Georgiche, la natura idealizzata delle Bucoliche viene in parte adombrata da una polarità per certi aspetti contraddittoria: tra "il senso del lavoro come lotta faticosa con la natura" («Labor omnia vicit \ improbus, et duris urgens in rebus egestas», I, vv. 145-146, «La fatica ostinata / e le necessità, che urgono / in circostanze difficili, / vinsero tutto», trad. M. Ramous) e "una visione idilliaca, idealizzata" (A. La Penna) della natura che è un sostrato comunque onnipresente nell'intero arco poetico di Augusto.

Anche lo stile è più ricco e ricercato rispetto alle Bucoliche, e coniuga i canoni dell'alessandrinismo e della poesia neoterica con il gusto spontaneo per il sublime e l'aspra versificazione scientifica del De rerum natura di Lucrezio, pubblicato nel 53 a.C., in un alternarsi ininterrotto di pungente malinconia e serena consapevolezza della caducità umana.

L'opera si divide in quattro libri dedicati rispettivamente al lavoro nei campi, all'arboricoltura, all'allevamento del bestiame e all'apicoltura, per un totale di 2188 versi, precisamente esametri.

Il titolo molto probabilmente deriva da un'opera del poeta greco didascalico Nicandro di Colofone.

A muovere l'ispirazione del poeta sono la malinconia per l'infanzia lontana, la volontà di restaurazione degli ideali aviti percepiti in decadenza e un sostrato di complesse suggestioni culturali e filosofiche: queste le tre componenti principali, intrecciate su un genuino e spontaneo sentimento della vita rurale, che, bambino, Virgilio aveva vissuto in prima persona.

L'opera fu "orientata" da Mecenate seguendo le ispirazioni ideologiche augustee[1]: venne composta nel periodo immediatamente precedente l'affermazione di Ottaviano a Roma e negli stessi anni in cui Virgilio entrò a far parte del circolo di Mecenate: precisamente tra il 37 e il 31 a.C.(il poeta scrisse dunque, in media, meno di un verso al giorno).

  1. ^ Il destinatario discreto. Funzioni didascaliche e progetto culturale nelle Georgiche, di Alessandro Schiesaro, in Materiali e discussioni per l'analisi dei testi classici, No. 31, Mega nepios: Il destinatario nell'epos didascalico (1993), pp. 129-147.

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