L'espressione gioco di parole (o gioco linguistico)[1] descrive fenomeni molto eterogenei (calembour, limerick, lipogrammi, paronimie),[2] accomunati solo dall'impiego di regole non convenzionali, spesso estemporanee ma a volte anche codificate (enigmistica, ludolinguistica), che sostituiscono o affiancano quelle del sistema linguistico di riferimento.[3]
In un'accezione più stretta e comune, «gioco di parole» designa la figura retorica del bisticcio o il doppio senso (calembour)[4] calati nella cosiddetta freddura:[5][6] questa definizione individua il meccanismo alla base del fenomeno (somiglianza/identità fonetica e differenza semantica) e lo riconduce all'ambito dell'umorismo.[3]