Lavorò intensamente per ben sessant'anni, sempre ai massimi livelli, traghettando la pittura veneziana, che in lui ebbe un fondamentale punto di riferimento, attraverso le esperienze più diverse, dalla tradizione bizantina ai modi padovani filtrati da Andrea Mantegna, dalle lezioni di Piero della Francesca, Antonello da Messina e Albrecht Dürer, fino al tonalismo di Giorgione. Nelle sue opere Bellini seppe accogliere tutti questi stimoli rinnovandosi continuamente, ma senza tradire mai il legame con la propria tradizione, valorizzandolo anzi e facendone un punto di forza[2][3].
^In Giovanni Bellini sono presenti naturalismo classico e spiritualismo cristiano; inoltre nella sua pittura "la natura si fonde col sentimento umano e si sublima nel sentimento del divino" (Giulio Carlo Argan, Storia dell'arte italiana, vol. 2, pag. 338, Sansoni, Firenze, 1978).