Giovanni Esposito (militare)

Giovanni Esposito
Il Generale Esposito quando, col grado di colonnello, comandava il presidio di Zara
NascitaLoreto Aprutino, 18 maggio 1882
MorteRoma, 3 giugno 1958
Dati militari
Paese servitoBandiera dell'Italia Italia
Bandiera della Repubblica Sociale Italiana Repubblica Sociale Italiana
Forza armataRegio Esercito
Esercito Nazionale Repubblicano
CorpoAlpini
GradoGenerale di divisione
GuerreGuerra italo-turca
Prima guerra mondiale
Seconda guerra mondiale
CampagneCampagna di Grecia
BattaglieBattaglia di Caporetto
Battaglia di Pljevlja
Operazione Trio
Comandante di8º Reggimento alpini
5ª Divisione alpina "Pusteria"
Decorazionivedi qui
Studi militariRegia Accademia Militare di Modena
Pubblicazionivedi qui
dati tratti da I quaderni dell'Associazione Nazionale Alpini. Il Labaro[1]
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Giovanni Esposito (Loreto Aprutino, 18 maggio 1882Roma, 3 giugno 1958) è stato un generale italiano, che come tenente degli alpini, fu decorato con Medaglia d'oro al valor militare a vivente nel corso della guerra italo-turca. Prese parte alla prima guerra mondiale venendo decorato di tre Medaglie di bronzo, della Croce di guerra al valor militare e della Croce al merito di guerra. All'atto dell'entrata in guerra del Regno d'Italia, avvenuta il 10 giugno 1940, comandava la 57ª Divisione fanteria "Lombardia" di stanza a Pola. Il 14 gennaio 1941, in sostituzione del generale Amedeo De Cia, fu nominato comandante della 5ª Divisione alpina "Pusteria", allora impegnata nella campagna di Grecia, al termine della quale gli fu concessa la Croce di Cavaliere dell'Ordine militare di Savoia. Trasferito in Pljevlja, Montenegro alla testa della sua unità partecipò alle sanguinose repressioni dopo la Battaglia di Pljevlja nel dicembre 1941, e all'Operazione Trio scatenata dai comandi italo-tedeschi nell'aprile 1942. Rientrato in Patria decorato di una medaglia d'argento al valor militare, fu posto in posizione di riserva il 18 maggio successivo, ma ricopri poi l'incarico di Ispettore delle Truppe Alpine, e nel maggio 1943, gli fu assegnato il Comando della Difesa Territoriale di Trieste. Dopo la proclamazione dell'armistizio dell'8 settembre 1943, nel tentativo di proteggere la popolazione italiana, aderì alla Repubblica Sociale Italiana, divenendo comandante regionale dell'Esercito Nazionale Repubblicano. Al termine della guerra, accusato di collaborazionismo con il nemico fu arrestato, carcerato, processato, e condannato a 30 anni di carcere. Trasferito in Italia su decisione del Governo Militare Alleato, fu rinchiuso nel carcere di Civitavecchia, e nel dicembre 1948 la Corte di cassazione gli ridusse la pena, portandola a 15 anni di carcere. Scarcerato nel 1949 usufruendo dell'amnistia varata il 7 febbraio 1948 dal governo, su proposta del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri Giulio Andreotti, si ritirò a vita privata, venendo reintegrato nel rango nel 1956.


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