Giovanni Visconti | |
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Incisione postuma di Giovanni Visconti | |
Signore di Milano | |
In carica | agosto 1339 – 5 ottobre 1354 (con Luchino Visconti fino al 24 gennaio 1349) |
Predecessore | Azzone Visconti |
Successore | Matteo II, Galeazzo II e Bernabò Visconti |
Altri titoli | Arcivescovo di Milano Signore di Alba Signore di Alessandria Signore di Asti Signore di Bellinzona Signore di Bergamo Signore di Brescia Signore di Val Camonica Signore di Bobbio Signore di Como Signore di Valtellina Signore di Bormio Signore di Crema Signore di Cremona Signore di Lecco Signore di Lodi Signore di Mondovì Signore di Cuneo Signore di Cherasco Signore di Parma, Signore di Piacenza Signore di Pontremoli Signore di Tortona Signore di Vercelli Signore di Novara (1332) Signore di Bologna (1350) Signore di Genova (1353) |
Nascita | Milano, 1290 circa |
Morte | Milano, 5 ottobre 1354 |
Sepoltura | Duomo di Milano |
Dinastia | Visconti |
Padre | Matteo I Visconti |
Madre | Bonacossa Borri |
Figli | da un'amante sconosciuta Leonardo Margherita |
Giovanni Visconti arcivescovo della Chiesa cattolica | |
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Raffigurazione ottocentesca di fantasia di Giovanni Visconti | |
Vipereos mores non violabo | |
Incarichi ricoperti | Vescovo di Novara Arcivescovo di Milano |
Nato | 1290 circa a Milano |
Ordinato presbitero | 1317 |
Nominato vescovo | 1332 |
Elevato arcivescovo | ottobre 1339 da Papa Giovanni XXII |
Deceduto | 5 ottobre 1354 a Milano |
Giovanni Visconti (Milano, 1290 circa[1] – Milano, 5 ottobre 1354) è stato arcivescovo e signore di Milano, prima con il fratello Luchino Visconti (anche se pare che Giovanni non intervenne nel governo) e poi, dopo la morte di quest'ultimo, da solo, fino alla sua stessa morte.
Ultimogenito di Matteo I Visconti e Bonacosa Borri,[2] dopo aver ricevuto un'istruzione in studium generale,[3] Giovanni fu avviato alla carriera ecclesiastica e durante la seconda metà del Trecento detenne la Signoria di Milano, in precedenza guidata da Ottone Visconti. Amante delle arti, fu mecenate del Petrarca che soggiornò a Milano e ne elogiò le virtù.[4] Nel 1323-1324 fu scomunicato e accusato di eresia[5] ma trovò un alleato nell'Antipapa Niccolò V che, nel gennaio 1329, lo nominò cardinale, con il titolo di (pseudo) cardinale di Sant'Eusebio. Tuttavia il 15 settembre 1329 egli fece, per procura, atto di sottomissione al legittimo papa e di persona, il 26 novembre dello stesso anno. Giovanni non venne comunque mai promosso cardinale da un papa legittimo.[6]
Nel 1332, invece, divenne vescovo e signore di Novara[7] e, dopo aver risolto le controversie con l'arcivescovo legittimo Aicardo da Camodeia, rientrò a Milano (1341) in quanto signore, insieme al fratello Luchino Visconti. Venne eletto arcivescovo nel 1339 succedendo così ad Aicardo, ma il suo titolo arcivescovile fu confermato da Papa Clemente VI[8], per mezzo di una bolla, solo nel 1342. Nel 1352, Giovanni estese il potere dei Visconti fino a Genova e l'anno seguente a Bologna e Novara. Alla sua morte, il 5 ottobre 1354[9], lo Stato milanese fu diviso fra i tre nipoti, figli di Stefano Visconti: Matteo II, Galeazzo II e Bernabò, già stati associati alla Signoria di Giovanni e confermati come possessori della città di Milano.[10]
Giovanni ebbe due figli illegittimi, Leonardo Visconti podestà di Novara e Margherita Visconti casata ad Ambrogio Visconti, condottiero e figlio naturale di Bernabò Visconti, governatore di Pavia e nipote del suo fratello Stefano Visconti.