Giustificazione (teologia)

Nella teologia cristiana la questione riguardante la giustificazione parte dal presupposto biblico che la creatura umana non è, nella sua attuale condizione, "a posto", "in linea", "giusta", rispetto ai criteri di giustizia stabiliti e rivelati da Dio stesso, perché essa è caratterizzata dal peccato. La creatura umana, così come essa si trova, non è "accettabile" agli occhi di Dio. Ci si pone quindi il problema di come essa possa tornare a diventare giusta di fronte a Dio, come essa possa essere "riabilitata".

La risposta a questa domanda nasce dalla Bibbia e va cercata e trovata nella Bibbia stessa, considerata dai cristiani regola ultima della fede e della condotta, in quanto Parola di Dio. Il perché lo indica il Genesi, cap. 3. San Paolo ne parla sia pur genericamente nella prima lettera ai Corinzi, in cui afferma che i peccatori non erediteranno il Regno dei cieli se non per mezzo della giustificazione, accettando Cristo che ci ha redenti.

Nel corso della storia della Chiesa, questo tema è stato ampiamente dibattuto, specialmente nella Chiesa occidentale (in oriente non ha mai avuto particolare rilievo), a partire soprattutto da Agostino di Ippona e dal suo antagonista Pelagio, ed anche come effetto della mentalità latina più portata ad una visione giuridica delle cose, fede compresa.

In particolare nella controversia protestante la dottrina della giustificazione è vista come fondamentale per il carattere del Cristianesimo come religione di grazia e di fede, per la propria salvezza. Martin Lutero, ex monaco agostiniano (che riteneva alquanto pelagiana la Chiesa istituzionale), definisce questa dottrina articulus stantis vel cadentis ecclesiae, tanto che una Chiesa che la rinneghi nella forma o nella sostanza potrebbe a malapena definirsi cristiana.

Questa dottrina:

  • Definisce il significato salvifico della vita e della morte di Cristo collegandole alla Legge di Dio (Romani 3:24ss; 5:16ss.).
  • Manifesta la giustizia di Dio nel condannare e punire il peccato, la Sua misericordia nel perdonare ed accogliere i peccatori, e la Sua sapienza nell'esercizio armonioso di entrambi gli attributi (giustizia e misericordia) attraverso il Cristo/Messia ebraico (Romani 3:23ss.), jnteso come Redentore universale.
  • Rende chiaro che cosa sia la fede, cioè l'affidarsi fiduciosi alla morte espiatrice e alla risurrezione giustificante di Cristo (Romani 4:23ss; 10:8ss.), e fiducia in Lui solo per la giustizia (Filippesi 3:8,9).
  • Rende chiaro che cosa sia la morale cristiana: l'osservanza della Legge di Dio per gratitudine verso il Salvatore, rendendo superflua l'osservanza meritoria della legge da parte nostra per essere accolti da Dio (Romani 7:1-6; 12:1,2).
  • Spiega ogni accenno, profezia e caso di salvezza nell'Antico Testamento (Romani 1:17; 3:21; 4:1ss).
  • Sovverte l'esclusivismo israelita (Galati 2:15) e fornisce la base su cui la fede cristiana diventa una religione per il mondo (Romani 1:16; 3:29,30).

Gran parte dei problemi che lo concernono sono di carattere etimologico. Il verbo latino justificare da cui deriva questo termine ha indubbiamente un carattere "forense", connota cioè un tribunale che dichiara un imputato "innocente", vale a dire "che non ha commesso il fatto". Se il carattere del termine è "forense", ci si pone quindi il problema su che base questo "tribunale" lo dichiari giusto, in particolare:

  • Lo è di fatto?
  • È stato reso, fatto, giusto? Oppure viene dichiarato giusto come se lo fosse veramente, ma di fatto non lo è?
  • Il termine "giustificazione" va preso, però, solo nel suo significato etimologico, cioè "rendere giusto"?

From Wikipedia, the free encyclopedia · View on Wikipedia

Developed by Tubidy