Go (gioco)

Go
Un goban (tavoliere per il go) di una partita a tempo
Luogo origineBandiera della Cina Cina
Data originealmeno VI secolo a.C.
Regole
N° giocatori2
Requisiti
Età4+
Preparativinessuno
Duratada 10' a 2h
Aleatorietàininfluente
In molte culture dell'Estremo Oriente il go era considerato una delle arti in cui una persona di alto livello culturale doveva essere versata. Questo pannello di Kanō Eitoku mostra dei cinesi dell'epoca della dinastia Ming che giocano a go (XVI secolo).

Il go è un gioco da tavolo di tipo strategico per due giocatori, che collocano alternativamente pedine (dette pietre) nere e bianche sulle intersezioni vuote di un tavoliere detto goban formato da una griglia 19 × 19. Lo scopo del gioco è il controllo di una zona del goban maggiore di quella controllata dall'avversario; a questo scopo i giocatori cercano di disporre le proprie pietre in modo che non possano essere catturate, ritagliandosi allo stesso tempo dei territori che l'avversario non possa invadere senza essere catturato.

Il go ebbe origine in Cina, dove è giocato da almeno 2500 anni; è molto popolare nell'Asia orientale e si è diffuso nel resto del mondo negli anni recenti. È un gioco molto complesso strategicamente malgrado le sue regole semplici; un proverbio coreano dice che nessuna partita di go è mai stata giocata due volte, il che è verosimile se si pensa che ci sono 2,08×10170[1] diverse posizioni possibili.

A parte la dimensione del goban e delle posizioni di partenza le regole sono state mantenute nei secoli, cosicché può essere considerato, anche in virtù dei ritrovamenti di goban 17 x 17 della Dinastia Han (terzo secolo a.C.) scoperti nel 1954 nel Wang-Du, nella provincia di Hebei, il gioco più antico ancora praticato.[2][3]

  1. ^ Dopo 2.500 anni, un informatico ha risolto il mistero del Go, su Motherboard. URL consultato il 29 gennaio 2016.
  2. ^ Marco Milone, Evoluzione e rappresentazione simbolica del gioco del go, Aracne, 2020.
  3. ^ KRIEGSPIELEN, WARGAMES, JEUX-DE-GUERRE, GIOCHI DI GUERRA: (PDF), su difesa.it, p. 79. URL consultato il 12 novembre 2020.

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