God Save the Queen (Sex Pistols)

God Save the Queen
singolo discografico
ArtistaSex Pistols
Pubblicazione10 giugno 1977
Durata3:19
Album di provenienzaNever Mind the Bollocks, Here's the Sex Pistols
GenerePunk rock
EtichettaVirgin Records
ProduttoreChris Thomas e Bill Price
Certificazioni
Dischi d'argentoRegno Unito (bandiera) Regno Unito[1]
(vendite: 200 000+)
Sex Pistols - cronologia
Singolo precedente
(1976)
Singolo successivo
(1977)

God Save the Queen è il secondo singolo discografico della band punk Sex Pistols. Fu pubblicato il 27 maggio 1977, durante il giubileo d'argento di Elisabetta II del Regno Unito.

Nonostante molti credano che la canzone sia stata creata appositamente per il Giubileo, la band ha sempre negato ciò. Paul Cook disse: «Non è stata scritta specificatamente per il Giubileo della regina. Non eravamo informati di questo all'epoca, non era un'opera studiata a tavolino per venire fuori e scioccare tutti[2]». Johnny Rotten spiegò poi il significato del testo dicendo: «Non si scrive una canzone come God Save the Queen perché si odiano gli inglesi. Si scrive una canzone come questa perché si amano e si è stanchi di vederli maltrattati[3]». I Sex Pistols infatti originariamente intendevano intitolare la canzone No Future, ma il loro manager Malcolm McLaren, sapendo dell'imminente Giubileo d'Argento della regina, convinse la band a cambiare il nome del singolo in God Save the Queen, e ne ritardò l'uscita per farla coincidere con la manifestazione.

Il 10 giugno 1977, il giorno stesso del Giubileo, la band cercò di suonare la canzone su una barca sul Tamigi, di fronte al palazzo di Westminster. Dopo una rissa che coinvolse Jah Wobble e un cameraman, la barca attraccò e undici persone furono arrestate[4]. La canzone salì al secondo posto nella classifica ufficiale "UK Singles Chart", sebbene circolassero delle voci, mai confermate né negate, secondo le quali God Save the Queen fosse in realtà il singolo più venduto nel Regno Unito in quel periodo ma che, per il suo contenuto offensivo e provocatorio, fosse stato bloccato al secondo posto. Comunque raggiunse la prima posizione nella classifica non ufficiale "NME".

Fu poi bandito dalla radio della BBC e l'Independent Broadcasting Authority, un'associazione che controlla e regola le trasmissioni nel Regno Unito, proibì di mandare in onda qualsiasi sua esecuzione. Visto inoltre che molti negozi decisero di non vendere questo singolo, è anche possibile che la posizione numero due nella classifica ufficiale non fosse stata dovuta a una vera e propria macchinazione politica, ma semplicemente al fatto che in quell'occasione fossero stati scelti per il sondaggio dei dischi più venduti parecchi negozi che si erano rifiutati di vendere God Save the Queen.

La frase conclusiva «No future» (tradotto "Nessun futuro") è diventata un vero e proprio emblema del movimento punk rock: anche se l'uso di quest'affermazione nella canzone è abbastanza ambiguo, quello che vuole significare è che non c'è futuro per il sogno dell'Inghilterra. Questo concetto fornì anche il titolo del documentario sulla storia dei Sex Pistols realizzato da Jon Savage nel 1991, chiamato appunto England's Dreaming.

Prima che il gruppo siglasse il contratto con la Virgin, un piccolo numero di copie di God Save the Queen fu stampato e diffuso dall'etichetta A&M. Attualmente queste rare copie sono considerate le più preziose mai stampate in Gran Bretagna, con un valore stimato al 2006 che può variare da 500 a 13.000 sterline inglesi a copia.

  1. ^ (EN) God Save the Queen, su British Phonographic Industry. URL consultato il 10 febbraio 2015.
  2. ^ John Lydon, Rotten: No Irish, No Blacks, No Dogs[collegamento interrotto], Picador, 1995, p. 234, ISBN 0-312-11883-X.
  3. ^ "Riedizioni in vinile dei Sex Pistols: God Save The Queen", su johnlydon.com. URL consultato il 29 gennaio 2008.
  4. ^ Il viaggio in barca dei Sex Pistols in occasione del Giubileo, su uncut.co.uk. URL consultato il 28 febbraio 2008 (archiviato dall'url originale l'8 novembre 2007).

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