Graal

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Il Sacro Graal, tenuto in mano da Maria Maddalena, dipinto di Dante Gabriel Rossetti (1874)

Il Graal (scritto talora anche Gral) o, secondo la tradizione medievale, il Sacro Graal o Santo Graal, è la leggendaria coppa con la quale Gesù celebrò l'Ultima Cena e nella quale Giuseppe di Arimatea raccolse il sangue sgorgato dal suo costato trafitto dalla Lancia del centurione romano Longino durante la crocifissione.[1]

Il termine si suppone derivi dal latino medievale gradalis o dal greco κρατήρ (kratḗr «vaso») e designa in francese antico una coppa o un piatto.[2] Il termine italiano corrispondente è gradale.[3][4][5]

Da un punto di vista simbolico, il Graal allude al possesso di una conoscenza esoterica o iniziatica, che da un lato viene elargita gratuitamente da Dio, ma dall'altro comporta una conquista riservata a coloro in grado di accoglierne il mistero, degni dell'enorme potere magico in essa racchiuso.[6] Come sintetizzato da Étienne Gilson:

«La ricerca del Santo Graal è la ricerca dei segreti di Dio, inconoscibili senza la grazia

  1. ^ Marie-Madeleine Davy, Cap. III, in Il simbolismo medievale, traduzione di Barbara Pavarotti, Roma, Mediterranee, 1988, pp. 259 e segg..
  2. ^ Nel sud-ovest della Francia si usava il termine gardale, nella Svizzera romancia gral; nel catalano antico gradal-greala e nel castigliano antico grial. La variante provenzale-occitanica è grazal o grasal che s'incontra dalla metà del XII secolo e sopravvive nei dialetti neolatini come nel dialetto savoiardo grolla (Franco Cardini, Massimo Introvigne, Marina Montesano, Il Santo Graal, Giunti editore, 2006, pag. 26).
  3. ^ Gradale, in Treccani.it – Vocabolario Treccani on line, Roma, Istituto dell'Enciclopedia Italiana. URL consultato l'8 gennaio 2018.
  4. ^ Bruno Migliorini et al., Scheda sul lemma "Gradale", in Dizionario d'ortografia e di pronunzia, Rai Eri, 2010, ISBN 978-88-397-1478-7.
  5. ^ Lemma "gradale" in A. Gabrielli, Grande dizionario italiano, Hoepli, 2015.
  6. ^ Nelli, pp. 138, 149-150.

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