Grande Genova è una locuzione utilizzata per indicare l'unità amministrativa venutasi a formare in seguito al processo di unificazione di una serie di comuni e relativi ampi tratti di territorio in quello di Genova. Specificamente si intende la Genova che si estende per circa 35 km dalle scogliere di Nervi ai litorali di Voltri lungo la costa, e nell'entroterra nelle parti inferiori delle vallate del Polcevera e del Bisagno. Risale al 1926, quando 19 comuni del Genovesato fino ad allora autonomi furono aggregati al comune di Genova,[1][2][3] aggiungendosi a 6 comuni della bassa val Bisagno inglobati già nel 1874.
Rispetto alle aree urbane delle altre grandi città italiane, quella genovese si distingue per il fatto di non avere veri e propri quartieri periferici, ma piuttosto una serie di cittadine con un forte senso di appartenenza, una consolidata struttura economica e sociale e un proprio centro storico, non percepite socialmente come periferie; a testimonianza della forte identità locale, in molti quartieri del ponente (in particolare da Sestri a Voltri) e nella val Polcevera è diffuso l'uso degli abitanti di dire "vado a Genova" e non "vado in centro".[3] Si può perciò definire Genova una città policentrica, in cui peraltro il ruolo di area degradata non spetta tanto alle aree periferiche (se non a pochi quartieri di edilizia popolare nati negli anni settanta nelle zone collinari) bensì, a partire dal secondo dopoguerra, all'antico centro storico,[4] abbandonato dagli originari abitanti e andato incontro a una progressiva decadenza, pur in presenza di segnali di ripresa negli ultimi anni.[3][5][6][7]
L'agglomerato urbano costituito dai sobborghi industriali è diventato nel tempo un tutt'uno con il cuore della città, collegato da numerose linee di autobus, dalle linee ferroviarie litoranee, la Genova-Pisa e la Genova-Ventimiglia, e in parte dalla metropolitana di Genova, che collega la stazione ferroviaria di Genova Brignole con il quartiere di Rivarolo.